11/03/08

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07/03/08

02/03/08


PD-PDL: solo una lettera li divide!
"Il Par tito Democr atico è come la mor te per annegamento: una sensazione mer avigliosa,
dopo che smetti di lottare. Lo slogan delle primarie er a perfetto, ricordate?
'Vogliamo la tua testa.' Eh... il culo se lo sono già preso altri."
(Daniele Luttazzi)
Il Partito Democratico non ci piace. Crediamo che rappresenti uno storico cedimento culturale nella politica italiana. Basta ascoltare
gli interventi del leader Walter Veltroni per sperimentare la vuotezza e il populismo della campagna elettorale appena cominciata.
Per quale motivo il candidato premier utilizza così spesso l'aggettivo "giovane"? Forse perché pensa che per farsi votare dai cittadini
sfiduciati dalla politica, sia sufficiente presentarsi come una novità e offrire un contenitore di freschezza.
Ma quello che interessa a noi non è il contenitore, bensì il contenuto.
La svolta al centro è evidente, nei contenuti del programma, nei modi della campagna elettorale e nella visione stessa della politica: il
PD propone solo giovani rampanti e pieni di ambizioni, le cui energie non saranno orientate al miglioramento, bensì alla fredda
amministrazione dell'esistente.
PD e PDL (i nomi sono rivelatori!) puntano nella stessa direzione: riformare il sistema politico italiano secondo il modello statunitense.
Come se la democrazia, noi europei che l'abbiamo inventata, dovessimo impararla da chi la esporta a forza di bombe.
Invitiamo tutti a rifiutare il programma unico PD-PDL e a votare, alle prossime elezioni, il PAD, Par tito Anti-Democr atico. Non
per opporsi alla democrazia, ma perché la democrazia reale non può essere la scelta tra zuppa e pan bagnato.
Gr ande assente, la Laicità
Non una volta in tutto il programma compare la parola laicità, in una qualsiasi forma o declinazione. Evidentemente, nonostante il
momento abbastanza “caldo” su questo fronte, il tema non interessa. Scorrendo il testo si incontrano argomenti di forte portata
etica: l'applicazione della 194, il testamento biologico, il riconoscimento dei diritti delle coppie stabilmente conviventi. Troppo poco,
comunque, per un partito che da una parte si allea con i Radicali, ma dall'altra candida la Binetti! E così, chi si aspettava una presa
di posizione chiara contro l'intromissione della Chiesa nella sfera politica, resta deluso e sconcertato.
Stato (a)sociale: due esempi per tutti
Lavor o: tralasciamo il fatto che il partito che Antonio Boccuzzi (il sopravvissuto della ThyssenKrupp) chiama “dei lavoratori” non
preveda nemmeno un paragrafo esplicitamente dedicato al tema del lavoro. Preoccupiamoci, piuttosto, delle poche proposte chiare e
concrete. Ad esempio, l'obiettivo è aiutare i giovani ad entrare stabilmente nel mondo del lavoro?! Allunghiamo i tempi del periodo di
prova! (ma, come dice l'art. 2096 del Codice Civile, ”Durante il periodo di prova ciascuna delle parti può recedere dal contratto,
senza obbligo di preavviso o d'indennità.”)
Sanità: lo slogan è terrificante! “Più imprenditorialità, meno intrusioni della politica”. Sembra che sia la privatizzazione (anche se
non lo si dice esplicitamente, il fine è chiaro) l'unica soluzione per clientele e corruzioni (come se nessuno sapesse che il fanalino di
coda del Servizio Sanitario Nazionale, la Sicilia, ha una quota spropositata di case di cura private, mentre regioni come la Toscana e
l'Emilia Romagna forniscono servizi più efficienti e meno costosi attraverso le proprie strutture pubbliche!)
Scuola e Univer sità: un progr amma degno della destr a!
Per rilanciare la scuola si punta sulle "capacità manageriali dei loro dirigenti", sull'autonomia (in barba ad ogni principio egualitario),
sulle materie in lingua inglese (dimenticando che in alcune zone quasi non si parla italiano).
Peggio che mai se passiamo al fronte uni ver sità: ci si continua a sciacquare la bocca con la parola "eccellenza" (tanto cara all'ex-
ministro Moratti), da perseguire tramite una "riduzione del numero di sedi universitarie e promozione della loro specializzazione in
poche discipline". Peccato che per raggiungere l'ambizioso obiettivo ci si affidi ad "autonomia" e "concorrenza" (neanche si parlasse
di un bene di mercato), ovvero proprio alle cause prime della proliferazione di sedi e corsi universitari!
E per finire, una visione del diritto allo studio che vorremmo definire solo carente... invece qualcosa c'è: un approccio
tipicamente conservatore! Basti pensare alla liberalizzazione della tassazione universitaria, da accompagnare con la promozione del
prestito d'onore (traduzione: coprirsi di debiti per poter studiare!).