da Liberazione del 24/10/2008
Cristina Polimeno*Pisa
A Pisa è una giornata di cielo grigio che minaccia pioggia, e l'atmosfera s'intona alla disposizione d'animo di chi ha sfilato in difesa dell'università pubblica.
Lo scorso 8 ottobre un'assemblea di ateneo si era trasformata in un raduno di 3mila persone che in Piazza dei Cavalieri aveva dato inizio a una stagione di mobilitazione inedita, almeno quanto a partecipazione. In queste settimane il movimento ha occupato facoltà e autogestito aule, centinaia di persone hanno partecipato attivamente, spesso per la prima volta, alla vita politica del loro ateneo e di questo Paese. Assemblee, gruppi, tavoli di lavoro hanno dibattuto e spiegato alla città cosa significhi smantellare l'università pubblica - per gli studenti, per i ricercatori, per il personale, per l'economia della città, per il futuro di un paese che, senza cultura, è destinato a essere povero di democrazia e privo di futuro.
Il 23 ottobre il corso della città si trasforma in una strada pedonale a senso unico, un fiume di giovani che scorre verso il concentramento di quella che si rivelerà essere la più grossa manifestazione cittadina a memoria d'uomo.
Ieri a Pisa abbiamo sfilato in più di 20mila, espressione di un movimento che finalmente è capace di parlare alla maggioranza delle persone, persone che si battono per i propri diritti, consapevoli che è in gioco il futuro. Ma il rischio per questo movimento è la frammentazione: non può esserci spazio per chi divide, così come non c'è spazio per le mediazioni con il governo. Questo movimento ha riempito le città; il suo flusso non può essere arginato né disperso, ma questa piena, per non perdersi in mille rivoli, deve puntare in alto, fare un salto di scala. Dobbiamo darci una prospettiva nazionale costruendo finalmente insieme una proposta politica articolata ma contemporaneamente unitaria, un laboratorio, una prospettiva che non solo ci dia un obiettivo ma che sappia arricchirsi della partecipazione della società civile per innestare nuovamente nel senso comune il binomio inscindibile di sapere e libertà.
*portavoce Gc Pisa
Lo scorso 8 ottobre un'assemblea di ateneo si era trasformata in un raduno di 3mila persone che in Piazza dei Cavalieri aveva dato inizio a una stagione di mobilitazione inedita, almeno quanto a partecipazione. In queste settimane il movimento ha occupato facoltà e autogestito aule, centinaia di persone hanno partecipato attivamente, spesso per la prima volta, alla vita politica del loro ateneo e di questo Paese. Assemblee, gruppi, tavoli di lavoro hanno dibattuto e spiegato alla città cosa significhi smantellare l'università pubblica - per gli studenti, per i ricercatori, per il personale, per l'economia della città, per il futuro di un paese che, senza cultura, è destinato a essere povero di democrazia e privo di futuro.
Il 23 ottobre il corso della città si trasforma in una strada pedonale a senso unico, un fiume di giovani che scorre verso il concentramento di quella che si rivelerà essere la più grossa manifestazione cittadina a memoria d'uomo.
Ieri a Pisa abbiamo sfilato in più di 20mila, espressione di un movimento che finalmente è capace di parlare alla maggioranza delle persone, persone che si battono per i propri diritti, consapevoli che è in gioco il futuro. Ma il rischio per questo movimento è la frammentazione: non può esserci spazio per chi divide, così come non c'è spazio per le mediazioni con il governo. Questo movimento ha riempito le città; il suo flusso non può essere arginato né disperso, ma questa piena, per non perdersi in mille rivoli, deve puntare in alto, fare un salto di scala. Dobbiamo darci una prospettiva nazionale costruendo finalmente insieme una proposta politica articolata ma contemporaneamente unitaria, un laboratorio, una prospettiva che non solo ci dia un obiettivo ma che sappia arricchirsi della partecipazione della società civile per innestare nuovamente nel senso comune il binomio inscindibile di sapere e libertà.
Postilla:
La vignetta con la Gelmini è stata portata dal Network Giovani alla manifestazione ed è opera di Giacomo G.; le foto sono state scattate e concesse da Emiliano Dovico.
Nessun commento:
Posta un commento