18/01/08

Un piano alternativo per risolvere l'emergenza
Le Assise di Palazzo Marigliano propongono una serie di discariche in aree poco popolate e non a rischio ambientale. «Utilizzare siti del demanio per togliere il business alla camorra»
Simone Verde
Napoli


Un piano alternativo per le discariche campane. È la proposta avanzata domenica da Franco Ortolani, professore di geologia all'Università Federico II di Napoli e Giovan Battista De Medici, docente di idrogeologia nello stesso ateneo. La cornice, le splendide architetture rinascimentali e barocche di palazzo Marigliano, sede delle Assise fondate dall'avvocato Gerardo Marotta, che ci ricordano come la Campania non sia solo immondizia. Il senso della proposta è semplice e si fonda su argomenti scientifici: depositare i rifiuti in attesa di trattamento in zone a bassa urbanizzazione, dove non sussistono attività economiche di rilievo e in cui non c'è rischio che il percolato si infiltri nei terreni, inquinando le falde acquifere o pregiudicando i raccolti. «Sono anni - ha affermato De Medici - che studiamo questo problema ma il commissariato dopo averci scelti come esperti non ha mai voluto prendere in considerazione le nostre ricerche».
La proposta ribadita domenica in effetti non è nuova. Giace da tempo agli atti del Commissariato straordinario ai rifiuti che, secondo Ortolani, «non ha mai chiarito perché non se ne possa tenere conto». Oggetto di controversia, i siti scelti per discariche. Per lo più ex cave particolarmente soggette ad infiltrazioni delle falde acquifere, zone di pascolo, di produzione agricola o ad alto interesse paesaggistico. Siti come quello di Terzigno, cava dimessa, ora in un parco naturale; Pianura, vecchia discarica satura di sostanze tossiche sversate illegalmente che, una volta ricoperte, non potranno essere più bonificate; Pantano, un'ex palude dove le falde sono in superficie, e tanti altri. «Il rischio rappresentato da questi luoghi - prosegue il geologo - è elevatissimo. Primo perché si tratta di aree molto abitate. Poi perché, siamo a prossimità di corsi d'acqua e di falde acquifere».
I siti alternativi individuati dai tecnici sono tutt'altri. Per lo più ampie pianure desolate nel sud della regione dove «non c'è un albero, non c'è coltivazione né vincoli paesaggistici». E in più sono ben collegate da linee ferroviarie e autostrade. Si tratta di terreni sparsi su cinque comuni della provincia di Avellino (Vallata, Vallesaccarda, Bisaccia, Lacedonia, Andretta) geologicamente idonei poiché resi impermeabili da spessi strati argillosi. Altro capitolo della proposta: utilizzare siti del demanio per impedire ai clan camorristi di lucrare sull'affitto dei terreni. «Destinazione ideale - sottolinea il geologo Ortolani - potrebbe essere la base militare di Persano. Decine e decine di ettari del tutto adatti che permetterebbero notevoli economie». Ma c'è di più. Come sottolinea l'idrogeologo, «oggi c'è bisogno di riconquistare la fiducia delle popolazioni. Si può star certi che qualsiasi posto si scelga la gente scenderà in strada per fare barricate». Altra ragione per cui i siti dell'esercito sarebbero perfetti, in quanto lontani dai centri abitati e dalle attività economiche.
A quel punto, dal pubblico si leva una domanda: «Perché non si tiene conto delle vostre proposte?» Risponde De Medici: «Se si utilizzassero i siti da noi individuati, sarebbero altri a fare affari con l'affitto dei terreni e delle cave dimesse». Cave, che come hanno dimostrato le indagini della procura di Napoli, appartengono spesso ai clan camorristi del casertano implicati nella fiorente attività edile della regione. «Altrimenti - continua De Medici - non si capisce perché, malgrado le polemiche e i linciaggi che subiamo da parte dei colleghi, nessuno abbia confutato la validità delle nostre proposte». Sul motivo per cui dopo anni di studi i terreni dell'avellinese siano stati regolarmente scartati, qualcuno offre anche un'altra risposta: «Quelli sono i feudi di Ciriaco De Mita - dichiara Nicola Capone, uno degli animatori dell'Assise - De Mita fa parte del Partito Democratico ed è indecente che gli equilibri del governo si debbano reggere sulla nostra salute».

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