mercoledì 27 febbraio 2008 ore 22.30
Borderline Club
PISA
Festa anticlericale
organizzata da Uaar, Fgci e GC di Pisa
27/02/08
13/02/08
Il blitz della polizia al Policlinico II di Napoli, avvenuto poco dopo un aborto terapeutico, nel suo binomio potere-corpo ci ricorda l'obbiettivo che sta alla base di tutte le campagne anti-abortiste. L'agghiacciante visione in un sol luogo delle forze dell'ordine e del corpo materno, il più materiale in quanto mater-no nell'atto della sua riproduzione, ci fa capire quanto poco i discorsi di questi risorti neo-conservatori (o neo-guelfi) abbiano a che fare effettivamente con lo sbandierato diritto alla vita, sia che si facciano avanti nella forma di buffonate quali la moratoria sull'aborto sia nei modi più professionali della lettera dei ginecologi, quanto piuttosto con il potere della donna sul suo corpo, quindi più generalmente con il potere di ognuno di noi sui nostri corpi e sulle nostre vite.
Ma perché si è scelto proprio il diritto alla vita ed in quali modi si presta alla loro agenda politica?
Prima di tutto il diritto alla vita si presta ad una strumentalizzazione facilissima, in quanto laico, aconfessionale, e naturalmente vago nel suo statuto di diritto e nei termini che fa ruotare intorno a sé quali lo stesso concetto di vitae quello di individuo. Questa vaghezza l'abbiamo, purtroppo, riscontrata nelle numerose occasioni in cui vari diritti sono stati messi in mora per esigenze di sicurezza nazionale dal National Security Act alle carceri di Abu Grahib e Guantanamo. Di conseguenza si presta come un versatile strumento, propugnabile da qualsiasi retorica, oltre che dotato di un'autorità, giustamente, più che riconosciuta.
Ma vi è anche un uso del tutto particolare su questo diritto che possiamo riscontrare nell'insistenza della sua difesa, alla lettera, che ne viene fatta.
Nella difesa ad oltranza della vita, oltre ogni condizione, ritroviamo, infatti, un dovere alla vita e non più un diritto. La vita deve essere vissuta ed accettata indipendentemente dalla sua qualità è il messaggio che si vuole far passare nel momento in cui le dinamiche sociali portano, non solo quella che viene sbandierata come una perdita di senso, ma anche crescenti difficoltà economiche ed esistenziali. Il soggetto, del potere, si deve abituare in questo modo, alla crescente mancanza di libertà, di progetti e di garanzie sociali da barattare invece per la sicurezza, cioè per la difesa della sua vita, massimo valore possibile anche qualora sia privata di ogni dignità.
Un secondo elemento che si può ravvisare nell'attacco neo-conservatore è quello di una colpevolizzazione del cittadino esercitante le sue libertà. Le donne, nell'esercizio della padronanza del loro corpo, diventano così assassine davanti ad un soggetto che invece, adeguandosi alla lettera del diritto, è totalmente innocente. Da questa innocenza, presupposta, ogni attacco riversa l'altro nella posizione del carnefice in modo tale da rendere ogni istanza di cambiamento rivolta a questo unico ordine possibile, della sacralità della lettera, da contrastare e sopprimere in quanto colpevole.
Il principio d'azione che soggiace a queste retoriche è quindi ancora una volta il solito controllare il corpo per controllare l'anima. Il corpo viene così, in nome di principi e diritti, castrato nelle sue possibilità di scelta e di conseguenza nelle sue capacità di poter dar origine a modi di vita che siano radicalmente nuovi e significativi politicamente nella loro capacità di incisione effettiva sugli equilibri delle realtà sociali.
11/02/08
Comunali di Pisa: La Sinistra - l'Arcobaleno presenta il programma
Noi de La Sinistra – l'Arcobaleno abbiamo concluso i lavori di stesura del programma per la città in vista delle prossime elezioni. Per il lavoro fatto intendiamo innanzitutto ringraziare tutti quei cittadini che a nome di tante associazioni o a titolo personale hanno partecipato ai tavoli programmatici: insieme a loro daremo vita ad una ampia consultazione con tutta la città nei prossimi giorni.
Il programma riafferma i valori che devono essere alla base del governo democratico della città e ne sviluppa i contenuti, mettendo "il cittadino" al centro dell'attenzione.
Il lavoro stabile e sicuro è la nostra priorità assoluta: la valorizzazione del lavoro dovrà rappresentare il criterio guida delle scelte programmatiche e gestionali del comune, indirizzate all'interesse della collettività e non di pochi soggetti.
Noi pensiamo a Pisa come città europea dell'innovazione; pensiamo alla cultura come grande potenzialità produttiva; pensiamo al turismo sociale, al turismo naturalistico, al Parco, come risorse da favorire, da valorizzare e difendere; pensiamo debba essere ricostruito un rapporto virtuoso tra produzione e distribuzione per una necessaria riqualificazione del tessuto commerciale a vantaggio di una qualità controllata dai consumatori; pensiamo ad una crescita dei servizi, ben integrata con il sistema produttivo; pensiamo ad un rafforzamento del Polo Universitario.
Il nostro progetto sociale pensa alla politica per la casa; a politiche per la salute più attente ai bisogni dei cittadini e più controllate dagli enti locali, superando le separatezze tra assistenza ospedaliera ed assistenza territoriale; pensa a processi d'inclusione per sconfiggere le insicurezze, per superare situazioni di disagio e di conflitti, come quelle che esistono in città; pensa ai bambini; ai servizi di promozione della salute pubblica delle donne, come i consultori; vuole battere la solitudine e sostenere le persone anziane in difficoltà; pensa ad una politica positiva di integrazione dei migranti; le barriere architettoniche non devono più essere un limite all'accessibilità della città..
Nel nostro programma la conservazione del territorio costituisce un elemento imprescindibile di promozione economica e le sue condizioni devono avere un riflesso diretto e determinante sulla qualità della vita di cittadini.
Condividiamo nella sostanza i contenuti del piano strategico intercomunale, coerente con questa nostra impostazione, e lo abbiamo assunto come riferimento per le nostre proposte.
Sappiamo che l'attuale amministrazione ha messo in moto un vasto progetto di trasformazione della città attraverso grandi opere; rispetto a queste, la sostenibilità ambientale, la qualità, il contenimento dei consumi energetici devono essere i presupposti per la loro realizzazione. Pensiamo si debba saper distinguere tra le occasioni di sviluppo duraturo e proposte di sviluppo effimero volte al fabbisogno di pochi. Diciamo basta all'urbanistica contrattata; pensiamo ad una urbanistica partecipata.
La politica della gestione dei rifiuti deve subire un cambiamento di prospettiva: sostituire una gestione basata sullo smaltimento finale con una gestione basata sulla riduzione dei rifiuti alla fonte, il riuso ed il riciclo dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata porta a porta.
La questione della mobilità costituisce una chiave di volta per il miglioramento della qualità della vita; pensiamo si debba ridurre la mobilità forzata e organizzare una buona "mobilità gentile"( mezzo pubblico, bicicletta, pedonale ), con mezzi pubblici efficaci e convenienti.
E' tempo di fare chiarezza sui sistemi di collegamento di tipo metropolitano e realizzare, dopo le opportune verifiche, quella viabilità esterna da tempo in discussione.
La base di Camp Darby deve essere riconvertita ad usi civili
La Sinistra – l'Arcobaleno è quindi pronta ad avviare il confronto con il Partito Democratico e gli altri partiti di centro-sinistra per la costruzione di una solida coalizione amministrativa capace di dare governabilità e progresso alla città, su basi programmatiche condivise. Le elezioni politiche anticipate, con grande probabilità collegate a quelle amministrative per il prossimi 13 aprile,chiedono a tutti una accelerazione dei processi. L'auspicio è che il confronto possa concludersi in tempo utile per lo svolgimento, in caso di esito positivo, delle primarie di coalizione.
L'unità della sinistra che stiamo costruendo a Pisa è un fatto politico importante e nuovo, più profondo ed ambizioso del semplice cartello elettorale. La scelta nazionale del PD di correre da solo alle elezioni politiche ( scelta da noi non condivisa e pericolosa per il futuro della nostra società ) non chiude le prospettive di una larga coalizione di centro sinistra alle elezioni comunali. Noi lavoriamo per questa soluzione. Ci presenteremo uniti al confronto politico- amministrativo in coerenza con le scelte che le nostre organizzazioni stanno facendo a livello nazionale.
05/02/08
Torna la crociata contro la legge 194
Scritto da Sonia Previato
e Veltroni strizza l’occhio…
La campagna della Chiesa e della destra contro il diritto all’aborto torna più vigorosa che mai. Giuliano Ferrara ha avuto il pregio di parlar chiaro: chiede una moratoria sull’aborto in difesa della vita umana come quella varata dall’Onu sulla pena di morte. Di fatto ha paragonato le donne che esercitano un loro diritto sul loro corpo e sul loro futuro ai boia di Stato.
Il Papa ha subito fatto sentire la sua voce auspicando un “dibattito politico sul carattere sacro della vita umana” e richiamando tutti noi a un “uso morale della scienza”.
È evidente la provocazione. Sarebbe stato possibile archiviare la questione come una simpatica forma di folklore medioevale, che ancora resiste in Italia, ma le cose non sono così semplici. Sandro Bondi di Forza Italia ha subito presentato alla Camera una mozione nella quale si chiedono sostanziali modifiche alla Legge 194/78 che tutela il diritto all’aborto: fissare il limite massimo per l’aborto terapeutico a 22 settimane, obbligare le Regioni a informare sul numero di colloqui per abortire e sui bambini nati vivi in aborti tardivi, rendere obbligatoria la verifica di malformazioni e anomalie del feto anche dopo l’aborto. In sostanza uno stravolgimento della legge e una vergognosa umiliazione per le donne che chiedono di abortire.
Anche nel centrosinistra si vuole cogliere l’opportunità di “aprire un dibattito”. La Binetti e il suo gruppo di fondamentalisti cattolici ha già dichiarato di votare la mozione Bondi; Veltroni si rende disponibile a un dialogo con Bondi e Ferrara sull’argomento e dichiara “non mi spaventa una discussione che tenga a rafforzare gli aspetti di prevenzione, perchè l’aborto non è un diritto assoluto, ma è sempre un dramma da contrastare e prevenire”. Che abortire sia un dramma da prevenire non abbiamo bisogno di Veltroni per saperlo e del resto c’è anche scritto sulla legge 194; che l’aborto non sia una diritto assoluto, questa è un’interessante interpretazione dei diritti delle donne, in netta contrapposizione con quanto milioni di donne hanno rivedicato e ottenuto attraverso lotte e vicende drammatiche.
Oggi l’attacco alla 194 si chiama “rafforzamento della prevenzione”. Fetente ipocrisia.
L’unico modo per garantire una vera prevenzione è il potenziamento dei consultori familiari sul territorio e la diffusione nelle scuole di lezioni di educazione sessuale promosse dai consultori stessi, cioè invertire la politica, seguita finora da tutti i governi e dalle Regioni, di tagli ai finanziamenti alla sanità pubblica territoriale.
La legge 34/96 prevede un consultorio ogni 20mila abitanti, nel 2003 ce n’erano 0,8 e nel 2005 questo rapporto era sceso a 0,71, in tutto 2063 strutture, che significa un consultorio e mezzo ogni 10mila donne fra i 15 e i 49 anni.
La Lombardia guida le regioni dove ci sono state maggiori chiusure di consultori: si è passati da 346 a 179 consultori pubblici, in compenso Formigoni ha trovato i soldi per finanziare il Cav (Centro di aiuto alla vita) dell’ospedale Mangiagalli e per la legge che garantisce la sepoltura dei feti.
Nonostante tutto i consultori restano punti di riferimento fondamentali per le donne.
Bondi strumentalmente sostiene che le Regioni devono rendere conto sull’andamento degli aborti, ma in realtà già la legge 194 stessa prevedeva strumenti di verifica, tale per cui ogni anno il Sistema di sorveglianza epidemiologico della Interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) gestito dall’Istituto Superiore della Sanità (Iss) e dal Ministero della Salute, insieme all’Istat e alle Regioni fornisce dati molto dettagliati che vengono presentati annualmente al Parlamento dal Ministero della Salute.
In questi dati si evince che il 35,7% dei certificati per le Ivg vengono rilasciati dai consultori, che rappresentano, rispetto ai consultori privati o al medico di famiglia, la struttura privilegiata. Questo perchè nonostante le difficoltà a garantire un servizio complessivo di sostegno alle donne sul piano medico, ma anche psicologico, tali strutture vengono viste come libere e slegate dai legami familiari, con personale competente di cui, in momenti difficili, si può avere fiducia.
C’è poi un’altra ragione: l’impennata di accessi a queste strutture da parte di donne immigrate. Il 49,6% dei certificati per le Ivg a donne straniere viene rilasciato dai consultori.
Per queste donne il consultorio è una sorta di porto sicuro, molte di loro sono clandestine, non hanno famiglia e se ce l’hanno, spesso è bene per loro allontanarsene per difendere la propria salute.
Certamente la riduzione dei consultori colpisce in modo particolare le giovani donne immigrate. Sempre secondo i dati del suddetto sistema di sorveglianza, il tasso di abortività su mille italiane con una età compresa fra i 18 e i 24 anni è dell’11,2 (in calo rispetto agli anni precedenti), lo stesso tasso per la stessa fascia di età su mille straniere è del 56,1 (in netto aumento).
Le stesse cifre assolute dell’andamento delle Ivg segnalano questo processo. Gli aborti in totale sono in netto calo, nel 2005 ne sono registrati 132.790 (un calo del 7,2% rispetto all’anno precedente e del 44,6 rispetto al 1982), e anche nel 2006 sono calati di un altro 2,1%. Calano però le Ivg delle donne italiane, ma aumentano vertiginosamente quelle delle donne straniere, nel 2005 sono state praticate 37.973 Ivg, il 29,6% del totale, nel 1998 erano 13.914: in sette anni sono quindi quasi triplicate.
Questo significa che i consultori, nonostante tutto e grazie alla forte spinta motivazionale dei loro operatori, hanno svolto un ruolo importante di prevenzione, ma di fronte alla problematica dell’immigrazione, per poter assolvere ai propri compiti hanno bisogno di finanziamenti pubblici, nuovo personale medico e di mediatori culturali e linguistici.
Parlare di prevenzione a prescindere dalla realtà concreta è del tutto fuorviante, così come parlare di tutela degli immigrati, politiche per l’integrazione o battaglie contro l’oscurantismo religioso o familiare, senza investire nella sanità pubblica è analogamente ipocrita.
L’altro nuovo cavallo di battaglia della destra sono gli aborti tardivi, nei quali il feto, grazie al recente sviluppo scientifico, potrebbe sopravvivere anche a poche settimane di vita. Con l’aborto terapeutico si opererebbero pertanto veri e propri omicidio. E ci risiamo.
Innanzitutto la 194 stabilisce l’interruzione volontaria a 90 giorni e a questa età nessuno si sogna di affermare, per ora, che il feto possa sopravvivere. Va chiarito che dopo i 90 giorni l’interruzione volontaria non si può più fare. La legge 194 parla di aborto terapeutico solo in caso di malformazioni accertate nel feto o di complicanze che possano ledere la salute della donna o del feto. In questi casi la donna, previo parere del medico, può ricorrere all’aborto terapeutico. In questo caso non c’è un termine, ma è ovvio che sia così, visto che dipende da molti fattori, non da ultimo dal medico che ha in cura la donna, dalle sue condizioni di salute, ecc.
Ma vediamo ancora i dati concreti del sistema di sorveglianza. Le Ivg entro i 90 giorni sono il 97,3% del totale degli aborti. Gli aborti fra la 13esima e la 20esima settimana sono il 2% e quelli praticati oltre la 21esima settimana sono lo 0,7%.
Verificando concretamente la dimensione del problema si può cogliere il carattere del tutto strumentale di questo attacco e la gravità di quanti, pur conoscendo queste cifre, prestano attenzione e danno credito alle sparate della destra e della Chiesa.
D’altra parte fin dalla promulgazione della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita nella quale si è introdotta l’esistenza dell’embrione quale soggetto giuridico autonomo dalla donna, era evidente che quello sarebbe diventato il grimaldello per allargare sempre di più la breccia. Formigoni ha già varato le linee guida pr l’applicazione della 194, mettendo un tetto a 22,3 settimane per l’aborto terapeutico e a Milano due ospedali hanno fissato un tetto a 22 settimane. Ora viene messo in discussione il diritto all’aborto terapeutico, il prossimo passo sarà il diritto all’aborto tout court, che come ci ha spiegato Veltroni non è un diritto assoluto.
A fare il controcanto a Bondi e alla sua corte, c’è un intero schieramento di ginecologi che soffre e si dimena all’idea di uccidere questi poveri feti. Ci piacerrebbe conoscere questi numerosi ginecologi sofferenti. A quanto risulta dalle statistiche il 58,7% di loro sono obiettori, cioè non praticano aborti. Curiosamente, questo dell’obiezione, è il dato che il sistema di sorveglianza fa più fatica a raccogliere. Diciamo però che nel nord l’obiezione è al 63,1%, al centro del 70% al Sud del 50%. Ci sono interi ospedali che non praticano Ivg, in tutta Genova c’è un solo ginecologo non obiettore con un bacino d’utenza di quasi mezza Liguria.
Questo comportamento vergognoso allunga i tempi di attesa, costringe molte donne a riunciare ad esercitare un proprio diritto ed è nei fatti lo strumento attraverso il quale lo si rende inesistente perchè non esigibile.
I signoroni con il camice bianco dicono che soffrono, però non li abbiamo sentiti piangere quando prima della 194 ogni anno morivano di aborto illegale oltre 20mila donne sotto i ferri delle mammane, così come non piangevano quando chi se lo poteva permettere si recava presso le loro cliniche private a sborsare le milionate pur di abortire.
Certo, non ci sono responsabilità individuali che si tramandano solo perchè si è dottori, ma i dottori hanno un grande potere che deriva loro dalla conoscenza e nella misura in cui questo potere viene usato per umiliare e predeterminare una parte di genere umano è sufficiente per mettere sul banco degli imputati una bella fetta della categoria.
La mozione Bondi, essendo caduto il governo, è stata per ora messa nel cassetto, ma i diritti lesi restano, perchè a livello territoriale i consultori si impoveriscono e pezzo per pezzo le conquiste delle donne vengono meno.
Non possiamo pensare di invertire questo processo con iniziative rituali. Il movimento Uscimo dal silenzio ha avuto un ruolo nel 2006 portando in piazza centinaia di migliaia di donne, ma si è poi chiuso in se stesso, vittima della diplomazia verso il centrosinistra. Per tornare a strappare terreno all’avversario bisogna invece rompere ogni diplomazia e partire dalla cruda realtà, dai luoghi di lavoro, di studio, dalla condizione delle immigrate e degli immigrati e rivendicare non solo il rispetto della 194 e la tutela della salute della donna, ma un vero stato sociale pubblico laico e garantito a tutte e a tutti.
04/02/08
Nella notte fra il 12 e il 13 gennaio nel campo nomadi di Coltano a Marina di Pisa è scoppiata una rissa tra kosovari e macedoni. La grave vicenda ha portato a perquisizioni ordinate dalla Procura e arresti, fermando in tempo l'escalation di violenza tra i due gruppi in lotta tra loro.
Il campo teatro della vicenda fa parte del programma di accoglienza e integrazione sociale del Comune di Pisa "Le Città sottili", finalizzato al superamento dei campi nomadi. Il Progetto è l'unico esempio in Italia di inclusione sociale delle famiglie rom, e ha portato a risultati di integrazione veramente incoraggianti. La sua unica pecca è anzi, a nostro avviso, il numero limitato persone che include. Dovrebbe infatti essere ampliato e strutturato in modo da poter accogliere l'intera comunità rom presente sul territorio.
Durante le perquisizioni della polizia alcuni Rom sono stati trovati in possesso di armi ed esplosivi. A seguito della vicenda, 94 persone di cui 49 bambini dovranno uscire dal programma “le città sottili” come ha dichiarato l’assessore alle politiche sociali e presidente della Società della salute di Pisa Carlo Macaluso.
Questa vicenda ha scatenato polemiche e inutili strumentalizzazioni ad opera della destra cittadina, che agita il trito quanto demagogico spauracchio dell'invasione rom, e attiribuisce la responsabilità della vicenda all'intero gruppo etnico piuttosto che ai singoli responsabili.
Durante l'accesa discussione in Consiglio Comunale, Azione Giovani ha tentato di distribuire dei volantini razzisti sotto le Logge dei Banchi, tentando di cavalcare ancora una volta la campagna di allarmismo scatenata contro i Rom. Il tentativo è stato contestato duramente da numerosi antifascisti immediatamente intervenuti sul posto.
Lo stesso sindaco Fontanelli non ha potuto che difendere in Consiglio Comunale il Progetto Città Sottili, ammettendo che l'unica strada per affrontare la questione Rom e' quella dell'inclusione sociale.
Come scrivono le associazioni Africa Insieme, Mezclar e il Laboratorio delle Disobbedienze Rebeldia in un comunicato "se un insegnamento si può trarre da questa brutta vicenda, è che l'ordine pubblico si garantisce perseguendo individualmente i responsabili di reati. Esattamente quel che accaduto in questi giorni. Si sono ricercati gli autori dei reati, assicurandoli alla Magistratura per il relativo accertamento dei fatti: non si sono sgomberati indiscriminatamente i campi nomadi, non si sono criminalizzate intere comunità. (...) Sparare nel mucchio, confondere gli autori dei reati con un intero gruppo etnico, non è solo discriminatorio: è anche un pessimo servizio che rendiamo alla sicurezza di tutti."
Durante l'accesa discussione in Consiglio Comunale, Azione Giovani ha tentato di distribuire dei volantini razzisti sotto le Logge dei Banchi, tentando di cavalcare ancora una volta la campagna di allarmismo scatenata contro i Rom. Il tentativo è stato contestato duramente da numerosi antifascisti immediatamente intervenuti.
In questi mesi i proclami e le campagne posti in essere da Azione Giovani e Alleanza Nazionale in città sfiorano il limite posto dalla decenza, a causa dell'inutile allarmismo xenofobo e delle notizie falsate che pericolosamente vengono diffuse, rischiando di creare in città un inutile clima di paura e intolleranza.
01/02/08
Pistoia: Comunicato antifascista unitario
L’Assemblea cittadina antifascista ha deciso di organizzare una grande festa ed una sfilata nel
centro di Pistoia in risposta all’iniziativa organizzata dalla Fiamma Tricolore che ha suscitato
l’indignazione di un gran numero di pistoiesi, come riscontrabile dalla moltiplicazione di prese di
posizione che in questi giorni stanno apparendo sui giornali. Associazioni, partiti, sindacati, circoli
lavoratori della Provincia, istituti culturali e singoli stanno dimostrando
chiaramente che la città,
unita e compatta, respinge nelle sua fondamenta etiche più profonde e con grande senso di
responsabilità un iniziativa che le è estranea. L’uso della sala “Vicenzo Nardi”, comandante del
CLN pitoiese il giorno della Liberazione, in un primo momento avventatamente concessa per lo
svolgimento dell’iniziativa, è stato revocato. A quanto pare la Provincia ha però concesso l’uso di
uno spazio alternativo, l’Auditorium. Una scelta che non condividiamo, rimanendo del parere che
gli spazi pubblici non possano essere resi agibili a chi rifiuta la sostanza della democrazia, pur
facendo finta di rispettarne alcune regole. I richiami ad efferati criminali della seconda guerra
mondiale, come Pavolini o Szalasi, ad ideologhi della superiorità razziale, come Codreanu, i
manifesti con il simbolo della repubblica di Salò e l’invito ad arruolarsi sono solo alcuni fra i tanti
esempi che potremmo citare e che non lasciano adito a dubbi.
Al di là di una scelta che dunque non condividiamo, non è nostra intenzione esacerbare
ulteriormente gli animi contribuendo ad un gioco che non è il nostro. Per questo, prendendo atto che
l’impegno cittadino ha comunque ottenuto che costoro vengano relegati ai margini della città,
abbiamo stabilito che la risposta sarà una grande mobilitazione in Piazza Gavinana(Globo) Sabato 2
Febbraio alle ore 14:30, dove avrà luogo un presidio, seguito da una sfilata, che rappresenterà una
festa dell’antifascismo, un momento di espressione politica ma anche di convivialità, aperto a tutti,
plurale e multietnico, contro il fanatismo e la xenofobia, che dimostri in modo inequivocabile, nelle
piazze e nelle strade, che il progetto di una calata su Pistoia è fallito, che la città rigetta il
neofascismo. Ed invitiamo per il futuro tutta la cittadinanza a rimanere vigile, perchè Pistoia non
diventi un luogo, è la vicina Lucca ci fa tristemente da monito su questo, dove si ha paura ad uscire
di casa, ma sia una città aperta e civile.
Assemblea cittadina antifascista
Primi firmatari:
A.R.C.I. proviciale, Circolo A.R.C.I Ho Chi Minh di Porta al Borgo, Rifondazione Comunista,
Comunisti Italiani, A.N.P.I., Giovani Comunisti, Circolo A.R.C.I. Garibaldi, Sinistra Democratica,
Rete Antifascista Pistoiese