31/12/08

Basta guerra: fermiamo il massacro di Gaza!

L'ultimo giorno di questo 2008, riprendiamo integralmente un post apparso ieri nella webpage nazionale dei Giovani Comunisti. Per informazioni sulle iniziative in Pisa, vi rimandiamo a www.rifondazionepisa.it.
Nella serata in cui consumeremo capitone e cotechini in compagnia, in cui rideremo coi nostri amici e festeggeremo l'arrivo del nuovo anno, proponiamoci di ricordare i quasi 300 (ad oggi) caduti di Gaza, sotto il fuoco delle armi israeliane. Perchè chi, come noi, ricerca l'Alternativa di società analizzando lo "stato di cose presenti" e contaminandosi col meglio delle culture critiche presenti sulla faccia del Pianeta, abbia sempre chiari i grandi problemi della Contemporaneità: la guerra, la fame, i conflitti sociali, le ragioni economiche, i sotterfugi politici.

Creiamo un Domani sostenibile, ma capiamo prima i problemi dell'Oggi.
Buon anno a tutti!

La situazione in queste ore nella striscia di Gaza è drammatica.
I bombardamenti su Gaza City hanno prodotto centinaia di morti in sole 24 ore.
Non possiamo rimanere in silenzio davanti a questa strage.
Il governo italiano in una sconcertante dichiarazione del ministro Frattini, invece che chiedere un cessate il fuoco e una tregua, riconosce ad Israele il diritto all'autodifesa e da di fatto il suo benestare al massacro che si sta compiendo.
Nelle prossime ore manifesteremo davanti alle prefetture e nelle piazze per esprimere la nostra solidarietà alle donne e agli uomini che in Palestina sono assediati dalla guerra e dalle violenze.
La cosa più terribile dopo i bombardamenti che sta subendo la popolazione civile è che il popolo palestinese venga lasciati solo anche dalla società civile internazionale.
Come Giovani Comunisti/e parteciperemo e sosterremo tutte le iniziative utili per chiedere con forza una tregua e la fine delle violenze.

Stop the bombs! Palestina libera!


12/12/08

IN ONDA - Lo Speciale di Liberazione del 12 dicembre

Pubblichiamo l'articolo dedicato ai fatti dell'Onda pisana, scritto per lo speciale di Liberazione del 12 dicembre, "In Onda". Il testo è stato curato dalle/i compagn* del Network Giovani (vedi link a lato), che ringraziamo per la gentile concessione.
Buona lettura!



L'inatteso è successo l'8 ottobre, quando a Pisa la prima assemblea sui tagli si è dovuta spostare in Piazza Cavalieri per poter ospitare le cinquemila persone giunte dai quattro angoli della città universitaria. Era una marea montante che annunciava l'onda.
Due settimane dopo quell'onda è arrivata: il 23 ottobre eravamo in ventimila , in un corteo che raccoglieva tutti i percorsi di mobilitazione che c'erano stati in città, universitari e studenteschi, di ricercatori, precari e dottorandi. Era infatti nata l'esperienza del Polo Carmignani Occupato con le decine di laboratori e gruppi di iniziativa, altri avevano aperto il ControCentro33 come presidio informativo stabile, contemporaneamente si svolgevano dibattiti e incontri, mentre precari e dottorandi si incontravano periodicamente nelle loro assemblee e le facoltà tutte erano in agitazione, ciascuna a suo modo. Così in migliaia da Pisa siamo andati a Roma il 14, 15 e 16 novembre , per darci respiro nazionale e contribuire alla soggettivazione di questo movimento.
Siamo tornati da Roma con degli appuntamenti nazionali e l'obiettivo comune di una grande mobilitazione generale e generalizzata per il 12 dicembre, ma il DL 180 si era improvvisamente inserito in agenda costringendoci a riportare il confronto su Pisa e in particolare sul governo del nostro ateneo. Pisa, infatti, figura tra gli atenei con il bilancio in rosso e sapevamo che sarebbero stati precari e studenti a pagare i tagli locali decisi per rientrare tra i virtuosi e beneficiare delle piccole e strumentali concessioni gelminiane.
L'appuntamento, quindi, era per il 25 novembre , data di approvazione del bilancio previsionale 2009 in CdA. Il Rettore e i docenti, che si erano dapprima mostrati non solo aperti ma, a parole, addirittura solidali con la protesta studentesca, serravano i ranghi ergendosi a tutori dello status quo, ovvero del loro stesso privilegio, ora che avevano gli strumenti finanziari per tutelarsi. Dopo avere rifiutato gli incontri pubblici di discussione del bilancio, Marco Pasquali decide di blindare il voto e, con una scelta che non ha precedenti, chiede alla digos e alla polizia di presidiare il rettorato.
Su questo scoglio l'onda si è abbattuta e infranta. Trenta celerini fronteggiavano trecento studenti . Il bilancio è stato approvato. Dobbiamo chiederci perché non c'erano più quelle masse irrappresentabili, e dov'erano. Certo, i ritmi dell'università riformata non consentono di tenere a lungo una mobilitazione, ma questa è una giustificazione parziale. Si pongono due problemi, entrambi relativi ai rapporti di potere. Da un lato i docenti strutturati non hanno sospeso la violenza formale che esercitano verso tutti i sottoposti e in particolare verso i precari. Dall'altro il limite degli studenti è stato di privilegiare la conflittualità, esterna e interna, a scapito dei risultati. Ciò si è tradotto in un fronteggiarsi tra gruppi che ha frammentato la mobilitazione, con la conseguenza che la gran massa degli studenti si è improvvisamente trovata priva di un referente unico. È venuta a mancare l'unità di intenti che, nella molteplicità di forme, aveva fatto sì che la critica e la resistenza fossero vissute e agite collettivamente. Per questo quei ventimila che sentivano la 133 come minaccia per il loro futuro non provano altrettanto verso le manovre di bilancio e non partecipano alla lotta contro il potere baronale che difende lo status quo.
Prendere coscienza di questi scogli deve spingerci a mettere al centro dell'immaginario sovversivo che stiamo costruendo la critica, condivisa, riflessiva e permanente, perché, per dirla con Bourdieu, « il migliore dei movimenti politici è destinato a fare cattiva scienza e, a termine, cattiva politica, se non riesce a trasformare le sue disposizioni sovversive in ispirazione critica - innanzi tutto di se stesso ».

Network Giovani - Pisa

11/12/08

Sciopero generale nazionale: NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!

Pubblichiamo il breve ma interessante testo dell'appello allo sciopero generale scritto dai compagni di Sinistra Per..., movimento studentesco dell'Università. Ricordiamo che lo sciopero, indetto dalla CGIL e da COBAS-SdL-CUB, vedrà una lunga serie di manifestazioni dislocate sul territorio nazionale, nelle città capoluogo. Lavoratori e precari difenderanno nella pubblica piazza i loro diritti, spesso e volentieri insieme agli studenti e a tutti coloro che hanno prodotto la gigantesca Onda che ha attraversato e contaminato l'Italia.
Per Pisa, l'appuntamento è alle ore 9 di venerdì 12 dicembre in PIAZZA SANT'ANTONIO, nella zona Stazione.
Tutte le compagne e tutti i compagni dei/lle Giovani Comunisti/e sono invitati a prender parte alla manifestazione, apportando il proprio prezioso contributo a tutto il movimento. Per ogni altra informazione potete contattare i nostri coordinatori, Antonio e Cristina, recandovi alla sede provinciale del PRC pisano, oppure con una email a gcpisa@gmail.com. Partecipate numerose/i!!!


In questo periodo di crisi economica e sociale, il paese ha urgente bisogno di un piano di riforme strutturali che rilancino il sistema economico produttivo, sostengano i redditi da lavoro e da pensione ed estendano le reti di protezione per i tanti che stanno perdendo il lavoro.

Le scelte del Governo, invece, si limitano a una serie di piccoli interventi di risparmio che rischiano di aggravarne l’emergenza.

Il mondo dell’Università è tra i settori più colpiti da questa politica di tagli. Le proteste degli ultimi mesi hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica la difficile situazione in cui esso versa. La forte riduzione delle risorse finanziarie e la mancata stabilizzazione dei precari che lavorano negli atenei italiani, minano le fondamenta del sistema dell’istruzione pubblica universitaria. Gli effetti di questi provvedimenti peseranno su ogni grado dell'Istruzione, negheranno a moltissimi l'accesso alla cultura e colpiranno anche le economie delle città universitarie come Pisa.

Di fronte a simili provvedimenti, tutte le diverse forze politiche e sociali hanno il dovere di opporsi. L’unione tra le categorie più colpite dalla crisi, tra studenti e lavoratori, è l’unica forma di dissenso efficace.

Pisa ha già dimostrato come, al di là delle differenze, si possa organizzare un tale momento.

Sinistra per… invita tutti a scendere in piazza a sostegno dello Sciopero Generale del 12 dicembre!

Per altre informazioni, www.no133pisa.blogspot.com

10/12/08

Documento finale dell'Assemblea Nazionale degli Studenti Medi...

Pubblichiamo il documento politico finale redatto all'Assemblea nazionale degli studenti medi, svoltasi a Pisa nei giorni 7 e 8 Dicembre, invitando al contempo tutt* i/le compagn* dei/lle Giovani Comunist* a ritrovarsi giorno 12 dicembre alle ore 9 in Piazza Sant'Antonio a Pisa: sosteniamo lo Sciopero Generale Nazionale delle forze del lavoro, del movimento sindacale. Uniamoci alle forze del lavoro e della precarietà attuale per difendere i nostri comuni diritti ed il nostro comune futuro!

Viviamo una crisi economica sistemica, dovuta all'implosione dell'economia capitalista, prodotta da banchieri, imprenditori, politici, mafie e speculatori che hanno investito su capitali ipotetici in realtà inesistenti. Questa grande crisi attuale colpisce tutti e ci viene fatta pagare in termini di tagli e privatizzazioni, negazioni di diritti, smantellamento del welfare e di politiche sociali. "Noi la crisi non la paghiamo" è lo slogan lanciato da scuole e facoltà in mobilitazione da mesi, e gridato adesso anche da tutti i soggetti sociali che la crisi non vogliono pagarla, dai precari ai migranti, dai pendolari ai lavoratori, dagli insegnanti agli occupanti di case.

In questi mesi l'Onda sta dimostrando di saper parlare linguaggi diversi, di essere uno studente come un professore, un precario come un genitore, ha mostrato a tutti come ribellarsi alla crisi sia possibile; per questo sentiamo la necessità di guardare oltre le scuole e le università. Il 12 dicembre sarà sciopero generale, un altro sciopero convocato anche grazie all'Onda, che ovviamente generalizzeremo, chiudendo le nostre scuole e scendendo in piazza, senza portare sterili solidarismi ai lavoratori, ma costruendo insieme ad essi una battaglia che è comune. Infatti, il nostro governo per uscire dalla crisi sta tentando di distruggere ogni senso di comunità sociale, mettendo individuo contro individuo, dirigendo la ricchezza dalle fasce sociali più basse all'alta finanza e nutrendosi allo stesso tempo di razzismo e xenofobia, fomentando una guerra tra poveri, nascosta sotto il nome di meritocrazia.

A questa atomizzazione della società noi rispondiamo nel senso inverso, valorizzando la forza dell'azione collettiva nazionale; oggi è solo l'unione di individui, capaci di autodeterminarsi collettivamente, che può opporsi con forza ed efficacia a questi attacchi indiscriminati. Il concetto di meritocrazia distorta si ripropone all'interno della scuola, dove serve a nascondere la selezione sociale; la stessa scuola già adesso risponde a logiche di discriminazione e disuguaglianza e tradisce la sua natura costituzionale, poiché, basandosi sulle logiche del profitto, si nega come strumento di emancipazione sociale. Gli otto miliardi di tagli della finanziaria all'istruzione, e la devastazione causata della legge Gelmini, hanno spianato il terreno e aperto le porte allo smantellamento completo dell'istruzione pubblica.

Il culmine di questo processo ora lo vediamo nella proposta di legge del deputato Aprea, presidente della commissione cultura della camera. Come per l'università, il completamento della privatizzazione dell'istruzione pubblica coincide con l'istituzione del regime di fondazione: la qualità dei percorsi di formazione sarà determinata dai finanziamenti degli enti privati esterni che attraverso questi acquisteranno un posto nel consiglio di amministrazione, l'organo che sostituisce il Consiglio d'Istituto e che diminuisce sensibilmente il livello di rappresentanza scolastica. La proposta Aprea parla di partner esterni affiliati alle scuole, sancendo definitivamente la vendita del sistema formativo alle logiche di mercato e di business. La proposta di legge comprende anche una ristrutturazione dell'ordinamento giuridico degli insegnanti, che impone un anno obbligatorio di precariato e la suddivisione in docenti iniziali, ordinari ed esperti.

L'uscita dal precariato ed il passaggio di livello è affidato al parere favorevole dei docenti esperti, figure di fatto analoghe ai baroni universitari. Questo comporta un'ulteriore verticalizzazione dell'intero sistema di educazione, a partire dal nuovo ruolo manageriale del preside, le cui funzioni arrivano fino alla contrattazione individuale con i singoli docenti. Come studenti abbiamo la necessità di attraversare queste logiche di verticalizzazione, costruendo dal basso la nostra autoriforma, partendo dalle pratiche quotidiane di autogestione e occupazione, di liberazione di spazi e tempi. L'autoriforma parte dalla rivalutazione del ruolo dello studente all'interno della scuola e della sua stessa formazione, per questo si basa sulla riappropriazione dei contenuti, anche attraverso la collaborazione studente-docente.

La cultura e il sapere critico della nostra autoriforma si contrappongono alla sterilità del nozionismo degli attuali programmi ministeriali. Per questo riteniamo fondamentale aprire la didattica ad una programmazione collettiva e condivisa, riscrivendo i programmi dal basso all'interno dei gruppi di materia, rendendo lo studente componente fondamentale ed attiva dell'istruzione e la scuola in grado di saper affrontare i mutamenti generazionali e sociali. Ad esempio una di queste evoluzioni è il meticciamento e la multietnicità. La cultura deve saper essere inclusiva e valorizzare l'eterogeneità culturale, rifiutando ogni tentativo di introduzione di razzismo, come per le classi ghetto.

La formazione deve essere accessibile a tutti, senza discriminazioni né per il colore della pelle, né per la possibilità economica: per questo dai libri di testo ai trasporti, dai teatri ai musei, l'accesso ai saperi deve essere gratuito e libero. E' evidente che per garantire tutto questo servono fondi, gli stessi fondi di cui l'istruzione, come la sanità e l'intero settore pubblico vengono continuamente privati, mentre basta un prete per farli saltare fuori (vedi concordato) e mentre vengono continuamente finanziate le spese militari. La scuola non deve pagare la crisi economica né in termini di finanziamenti, né tantomeno in termini di vite. La tragedia di Rivoli testimonia l'assurdità di anni di politiche di tagli e disinteresse nei confronti dell'edilizia scolastica. Non si può morire di scuola, non si può morire sul lavoro e non si può morire nelle piazze.

Gli stessi meccanismi di intimidazione e repressione che vediamo applicati nelle nostre città hanno raggiunto le peggiori conseguenze sabato scorso ad Atene, dove un ragazzo di 15 anni, Andreas, è stato ucciso dai colpi sparati da una camionetta di polizia durante un corteo in favore del diritto allo studio. Ad ogni meccanismo e strategia di tensione rispondiamo che non siamo noi ad avere paura. A dimostrare di averne sono i governi in crisi che, non sapendo più come gestire un qualcosa che gli è sfuggito dalle mani, un'onda in grado di travolgerli, sono pronti persino a sparare, a sguinzagliare i soliti utili idioti provocatori nelle piazze, a denunciare e sgomberare gli studenti che occupano. La loro debolezza non ci spaventa, le politiche securitarie non possono fermare il movimento di oggi come quello di ieri.

Per questo il 12 dicembre, nell'anniversario della strage di piazza Fontana del 1969, dedicheremo le nostre manifestazioni ad Andreas. e in questi giorni altre iniziative per denunciare la vergogna di questo omicidio e per chiedere giustizia. Stiamo lottando da anni in difesa della scuola pubblica e per la costruzione di un sistema formativo migliore e continuiamo adesso di fronte ai nuovi tentativi di svendita e di privatizzazione. In concomitanza con la discussione in parlamento della proposta di legge Aprea ci saranno giornate di autogestione, occupazione, blocco della didattica e nei giorni dell'approvazione una grande data di mobilitazione nazionale in ogni regione, che miriamo a condividere con una cittadinanza consapevole dei problemi della scuola, che riguardano l'intera società.

Assemblea Nazionale Studenti Medi

02/12/08

Uscire dalla crisi, unificare le lotte!

(Assemblea alla Facoltà di Lettere di Pisa - Foto Sinistra Per ...)

Il mondo della formazione e del lavoro verso lo sciopero generale e oltre


Pisa, giovedì 4 Dicembre 2008, ore 15.00
Auditorium Centro Maccarrone "La Stecca"
Via S. Pellico 6 - PISA


Organizzato con i gruppi consiliari Prc della Provincia di Pisa e della Regione, e col Comitato Politico Regionale, il laboratorio vuole essere un momento di preparazione collettiva allo sciopero generale del 12 dicembre indetto da FIOM, CGIL e COBAS.
Raccogliendo voci ed esperienze provenienti dai diversi territori della Toscana, intendiamo creare convergenze durevoli tra il mondo del lavoro e quello della formazione, entrambi duramente sotto attacco. Si tratta di costruire insieme strumenti di analisi e di azione politica adeguati, per reagire a una crisi che è, sempre più chiaramente, la crisi di un intero modello di società e di cultura.
Sono stati invitati a partecipare ai tavoli: studenti, ricercatori precari, dottorandi, docenti, personale tecnico-amministrativo delle università di Pisa, Firenze e Siena, della Scuola Normale Superiore, della Scuola Superiore Sant’Anna, del CNR ◊◊◊ Studenti e insegnanti delle scuole secondarie, genitori dei comitati per la scuola pubblica ◊◊◊ Lavoratori della Eaton (Carrara), della Delphi (Livorno), della Piaggio e dell’indotto (Pontedera), dei Cantieri navali di Viareggio, della Lucchini (Piombino), delle cooperative sociali ◊◊◊ Rappresentanti sindacali CGIL, FIOM, Cobas ◊◊◊ Iscritti, eletti e dirigenti del Prc.

Per la Federazione di Pisa
Federico Oliveri
Responsabile «Università e ricerca»



Programma dei lavori


ore 15.00 Introduzione

Ascanio Bernardeschi, capogruppo PRC, Consiglio provinciale di Pisa
Monica Sgherri, capogruppo PRC, Consiglio regionale della Toscana
Matar N’Diaye, presidente del Consiglio degli Stranieri della Provincia di Pisa *

Ore 15.30 Tavolo «Università e ricerca»

Modera e conclude:
Fabio De Nardis, PRC, responsabile nazionale università e ricerca

Ore 17.00 Tavolo «Scuola primaria e secondaria»

Modera e conclude:
Alberto Giorgi, PRC, responsabile regionale scuola

Ore 18.30 Tavolo «Industria e servizi»

Modera e conclude:
Roberta Fantozzi, PRC, responsabile nazionale lavoro e welfare

* In attesa di conferma

01/12/08

L'Assemblea Nazionale degli studenti Medi: a Pisa dal sabato 6 a lunedì 8 dicembre

Rilanciamo la convocazione dell'Assemblea Nazionale degli Studenti Medi, al Liceo Buonarroti di Pisa domenica 7 dicembre, auspicando la più alta e fattiva presenza possibile da parte di tutte/i. Buona lettura!


In seguito all’assemblea degli studenti medi, tenutasi il 15 novembre 2008 alla Sapienza di Roma (a cui hanno partecipato più di venti città italiane), gli studenti si sono riconvocati in una seconda Assemblea Nazionale che si terrà domenica 7 dicembre 2008 a Pisa. L’assemblea è stata convocata al fine di creare un momento realmente rappresentativo del Movimento Studentesco nelle scuole superiori. L'impegno, è evidente, che sarà di lunga durata; sarà necessario discutere tutti assieme circa le posizioni da assumere per le questioni più importanti che si presentano al Movimento: · bisogno di comunicazione e di coordinazione tra le varie realtà nazionali; · relazioni con le vertenze degli altri settori sociali colpiti dalla crisi: lavoratori, studenti universitari, occupanti di case, migranti, colpiti da una precarizzazione senza sconti, per organizzate coordinamenti a livello locale; · confronto nazionale sul concetto di "autoriforma" per poi lanciare in tutte le scuole tavoli di lavoro propositivi sul tema; · rilanciare su scala nazionale la giornata di venerdì 12 dicembre 2008, con lo sciopero generale , per avere un giorno di forte lotta e conflitto sociale.

La convocazione dell’Assemblea Nazionale è lanciata dal Coordinamento Cittadino di Pisa, ed è sottoscritta e appoggiata dai Coordinamenti Cittadini di: Roma, Milano,Torino, Bologna, Bari, Padova, Viareggio, Alessandria, Venezia e Livorno.

SVOLGIMENTO
Sabato 06/12: Ore 13:00 Occupazione Liceo Scientifico Filippo Buonarroti Pomeriggio: sistemazione spazi per accogliere le delegazioni
Domenica 07/12: Ore 10:00: inizio Assemblea Plenaria Ore 13:00: pausa pranzo Ore 14:00: rientro in assemblea Ore 16:00: chiusura Assemblea Plenaria Ore 17:00: apertura tavoli di lavoro: - Tavolo “Interazione e Mobilitazione” (come prendere contatto con le altre realtà in lotta e quali date indire per la mobilitazione nazionale) - Tavolo “Didattica” (passare dalla critica alla riforma alla proposta attiva) Sera: chiusura tavoli di lavoro
Lunedi 08/12: Ore 10:00: Seconda Assemblea Plenaria di resoconto dei tavoli e per redigere un documento unitario nazionale.


Per informazioni: Lorenzo: 3403698471 Lorenzo: 3381601623 Fabio: 3382830235

19/11/08

L'efficacia dell'Onda, le commissioni di Camera e Senato chiedono alla Gelmini di fare dietro front

da Liberazione del 19 novembre

[sopra: lo spezzo del movimento studentesco pisano alla manifestazione del 14 novembre (foto Emiliano Dovico)]



di Gennaro Loffredo*

I pareri che le commissioni istruzione di Camera e Senato si apprestano a dare, quasi certamente favorevoli ma che passeranno a maggioranza, pare prevedano un sostanziale dietro front su alcune delle questioni che hanno fatto esplodere l'Onda(ta) di proteste in questi mesi. Questi i punti: nelle scuole dell'infanzia dovrebbe essere garantito l'orario obbligatorio per 40 ore (non più fino alle 12,30 come prevede il decreto) si suppone con due insegnanti (una/o al mattino una/o al pomeriggio); il maestro unico a 24 ore settimanali ci sarà ma in maniera residuale, ovvero solo lì dove viene richiesto dai genitori (nel decreto è il modello da preferire); il tempo pieno va garantito con due docenti per classe; resterebbe anche il tempo prolungato alle medie; chieste delle garanzie per gli insegnanti di lingua inglese che dovranno restare ad affiancare l'insegnante di classe; per le superiori, dovendo essere ridotti indirizzi ed orari (specie ai tecnici ed ai professionali) pare si chieda uno slittamento delle iscrizioni. Sembra ci sia una marcia in dietro anche sull'aumento degli alunni per classe. Si chiede di innalzare il numero medio e non più quello massimo, poiché quest'ultimo metterebbe a rischio la sicurezza degli alunni e dei docenti. Per quanto riguarda i disabili, dovrà essere garantito un docente di sostegno ogni due alunni. In merito agli Ata, bisognerà prestare attenzione a dove si opereranno i tagli; sarebbe bene non tagliare, per esempio, sui bidelli poiché potrebbero essere utilizzati anche per le pulizie, lavoro che oggi viene esternalizzato. Sarà d'accordo il ministro Tremonti? Francamente sono misure, anche se accolte, insufficienti, parziali e che non intaccano la gravità dei provvedimenti complessivi di questo governo. Non abbiamo alcuna garanzia in merito agli organici, per esempio; resta infatti da capire come questi provvedimenti saranno realizzati. E i precari? Comunque nulla di tutto questo sarebbe ovviamente accaduto se l'Onda non avesse aperto delle crepe. Anche il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione nella seduta di ieri ha espresso preoccupazione e dissenso per i provvedimenti del governo su scuola, università e ricerca. Intanto sul piano programmatico, in conferenza unificata stato/regioni, gli enti locali si spaccano: le regioni di centro sinistra continuano ad opporsi, quelle di centro destra votano a favore tranne la Sicilia che si è astenuta. L'Upi (Unione delle province) chiede alla ministra un tavolo di confronto. Esplodono le contraddizioni e questo solo grazie al Movimento. La lotta paga. In questi anni forse lo avevamo un po' dimenticato. O meglio. In molti hanno cercato di convincerci dicendo che in fondo ci si può accontentare anche del meno peggio. Non è così e l'Onda lo ha dimostrato e continua a farlo con le proteste e le proposte. Facciamone tesoro e continuiamo sulla strada intrapresa. Il 12 dicembre, sciopero generale indetto dalla Cgil, al quale hanno aderito anche i Cobas, la Cub e l'Sdl, è il prossimo, non ultimo, grande appuntamento. Noi ci saremo!
*responsabile Scuola e Formazione Prc-Se

08/11/08

DAL GOVERNO SOLO REPRESSIONE. SALVANO LE BANCHE E NON LE SCUOLE: QUESTA VOLTA IL RE E' NUDO.

Dichiarazione di Elisabetta Piccolotti
Portavoce nazionale dei Giovani Comunisti/e (PRC)


Quello di Berlusconi è un governo autoritario e antidemocratico, intenzionato a instaurare un vero e proprio stato di polizia contro il diritto democratico di tutti e tutte a manifestare il proprio dissenso. La reazione del governo contro migliaia di insegnati e studenti che in questi giorni stanno scendendo in piazza in tutta Italia è gravissima: pensare di mandare le forze dell'ordine nelle scuole e nelle università occupate è un delirio violento e repressivo.

Questa generazione non si farà rubare il futuro da un governo che pensa di imporre le proprie leggi con la forza: sarà il movimento per la libertà del sapere e della conoscenza a non retrocedere nemmeno di un millimetro, come dimostrano le tante azioni di conflitto che stanno prendendo corpo anche in queste ore in reazione alle dichiarazioni di Berlusconi. In movimento sono tutte le scuole e le università del paese, è una vera e propria insorgenza diffusa contro chi vuole fare il deserto della formazione e istruzione pubblica. Non lottano a difesa della formazione che c'è, lottano per trasformarla, progettano un futuro diverso per se stessi. Ci vorrebbero tutti precari,ignoranti, subordinati. Salvano le banche, ma dicono di non poter salvare le scuole: il re questa volta è nudo. Per questo queste mobilitazioni non si fermeranno di fronte a nessuna divisa, tantomeno di fronte a chi pensa di utilizzare il vecchio giochino dei 'buoni e cattivi'. Nelle occupazioni c'è l'intero mondo della conoscenza che lotta contro le sue leggi, Berlusconi farebbe meglio a prenderne atto, invece di progettare strategie repressive, sgomberando centri sociali, come ieri l'Horus di Roma, le occupazioni di scuole a Firenze, ed a ritirare immediatamente tutti i provvedimenti presi in questi mesi.

I Giovani Comunisti alla manifestazione dell'11 ottobre

25/10/08

Migliaia sui lungarni pisani per la scuola e l'università pubbliche

da Liberazione del 24/10/2008

Cristina Polimeno*

Pisa
A Pisa è una giornata di cielo grigio che minaccia pioggia, e l'atmosfera s'intona alla disposizione d'animo di chi ha sfilato in difesa dell'università pubblica.
Lo scorso 8 ottobre un'assemblea di ateneo si era trasformata in un raduno di 3mila persone che in Piazza dei Cavalieri aveva dato inizio a una stagione di mobilitazione inedita, almeno quanto a partecipazione. In queste settimane il movimento ha occupato facoltà e autogestito aule, centinaia di persone hanno partecipato attivamente, spesso per la prima volta, alla vita politica del loro ateneo e di questo Paese. Assemblee, gruppi, tavoli di lavoro hanno dibattuto e spiegato alla città cosa significhi smantellare l'università pubblica - per gli studenti, per i ricercatori, per il personale, per l'economia della città, per il futuro di un paese che, senza cultura, è destinato a essere povero di democrazia e privo di futuro.
Il 23 ottobre il corso della città si trasforma in una strada pedonale a senso unico, un fiume di giovani che scorre verso il concentramento di quella che si rivelerà essere la più grossa manifestazione cittadina a memoria d'uomo.
Ieri a Pisa abbiamo sfilato in più di 20mila, espressione di un movimento che finalmente è capace di parlare alla maggioranza delle persone, persone che si battono per i propri diritti, consapevoli che è in gioco il futuro. Ma il rischio per questo movimento è la frammentazione: non può esserci spazio per chi divide, così come non c'è spazio per le mediazioni con il governo. Questo movimento ha riempito le città; il suo flusso non può essere arginato né disperso, ma questa piena, per non perdersi in mille rivoli, deve puntare in alto, fare un salto di scala. Dobbiamo darci una prospettiva nazionale costruendo finalmente insieme una proposta politica articolata ma contemporaneamente unitaria, un laboratorio, una prospettiva che non solo ci dia un obiettivo ma che sappia arricchirsi della partecipazione della società civile per innestare nuovamente nel senso comune il binomio inscindibile di sapere e libertà.
*portavoce Gc Pisa

Postilla:
La vignetta con la Gelmini è stata portata dal Network Giovani alla manifestazione ed è opera di Giacomo G.; le foto sono state scattate e concesse da Emiliano Dovico.

19/10/08

Piattaforma Manifestazione - PISA PER IL SAPERE: No alla svendita dell'Università

L'accesso ad un'istruzione di qualità è condizione fondamentale per la crescita culturale della società. Le nuove generazioni non avranno questa possibilità.
Da troppi anni la Scuola e l'Università pubblica hanno rappresentato per i governi che si sono succeduti solo onerose voci di spesa da tagliare, piuttosto che istituzioni su cui investire. La Legge Tremonti (133/08) rappresenta il passo conclusivo di un processo di destrutturazione dell'università pubblica.

La Legge 133/08 presenta una serie di misure che, considerata la gravità inaudita, devono essere ritirate
immediatamente:

·I tagli progressivi fino a 1.400 milioni di euro costringeranno gli Atenei a trasformarsi in fondazioni didiritto privato, con un inevitabile e incontrollato aumento delle tasse d'iscrizione: l'Università per tutti di fatto sparirà, l'accesso all'istruzione diventerà un privilegio legato al reddito e non più un diritto.

·La privatizzazione delle Università-fondazioni renderà meno libera e indipendente la ricerca, vincolandola agli interessi dei finanziatori privati: la ricerca di base - non suscettibile di un immediato sfruttamento
economico – sarà annientata.

·La riduzione indiscriminata degli organici (solo 1 nuovo assunto per ogni 5 pensionamenti) renderà del
tutto impossibile garantire una didattica di qualità, con un appiattimento generale dell'offerta e l'incapacità di mantenere la copertura anche dei corsi fondamentali.

·Migliaia di precari della ricerca e del settore tecnico-amministrativo vedranno definitivamente svanire - dopo numerosi anni dedicati alla ricerca e all'Università - la possibilità di una stabilizzazione della propria posizione lavorativa. Un licenziamento preventivo. (art. 37 del ddl 1441 quater disposizioni in materia di stabilizzazioni).


Gli effetti di questi provvedimenti graveranno su ogni grado dell'Istruzione, negheranno a moltissimi l'accesso alla cultura, colpiranno anche le economie delle città universitarie come Pisa.

QUESTI PROBLEMI RIGUARDANO TUTTI

E' necessario rimettere subito il tema dell'istruzione pubblica, dell'Università e della ricerca al primo punto dell'agenda politica del paese.

Questo corteo è una tappa di una mobilitazione che proseguirà abbracciando diverse forme di lotta. Chiediamo alle istituzioni universitarie e del territorio di prendere una posizione chiara e forte e che dimostrino concretamente la loro opposizione alla legge. In difesa di un'università che sia realmente pubblica e per il ritiro immediato della legge 133/08. Invitiamo la cittadinanza, gli studenti e tutte le realtà associative e di movimento del territorio a partecipare al corteo.

E' quindi indetta una

manifestazione cittadina Giovedì 23 Ottobre

alle ore 15:00 con concentramento in Piazza S. Antonio.


Sinistra Per… (www.sinistraper.org)
Assemblea Polo Carmignani Occupato (http://1343.anche.no)
Rete nazionale ricercatori precari – nodo di Pisa
Coordinamento precari tecnici-amministrativi


Per eventuali informazioni cliccate su www.no133pisa.blogspot.com.

Nelle aule e per le strade: la protesta continua!

La protesta contro la legge 133/08, che ha visto la partecipazione di migliaia di studenti, docenti, precari e membri del personale tecnico amministrativo all’Assemblea di Ateneo tenutasi in Piazza dei Cavalieri lo scorso 8 ottobre, prosegue, passando dalla piazza e dalle aule di Facoltà.
Da lunedì 13 ottobre alla normale attività didattica delle Facoltà dovranno sostituirsi iniziative di informazione e approfondimento circa la situazione in cui presto verseranno gli atenei italiani in seguito alle misure adottate con la legge 133. Le facoltà rappresentano, infatti, il luogo dove meglio possiamo far incontrare tutte le componenti dell’università in momenti di vero confronto ed elaborazione.
E’ di vitale importanza che il clima di mobilitazione di questi giorni non si spenga e la protesta continui, al fine di evitare che quanto previsto da questo provvedimento venga riconfermato dalla legge Finanziaria.

Riteniamo essenziale che, in un momento tanto critico per l’università pubblica, il mondo accademico tutto faccia sentire la sua voce in un coro unanime di protesta che veda schierarsi su un unico fronte anche quelle parti che in altri momenti sono state tra loro contrapposte.
Docenti, studenti, ricercatori personale amministrativo sono chiamati a spendersi, ciascuno per la sua parte, in prima linea in una protesta che li veda tutti come protagonisti attivi nella difesa compatta del sistema universitario pubblico.
Per quest’obiettivo è fondamentale raggiungere l’opinione pubblica. Il 23 Ottobre, quindi, ci sarà una manifestazione col fine di dimostrare che l’Università, la ricerca e l’istruzione sono temi che devono riguardare l’intera società e Pisa come città universitaria.
Vi esortiamo, dunque, ad unirvi alle varie iniziative previste in questi giorni e a non sottovalutare la drammaticità della situazione, anche se ciò dovesse significare rinunciare oggi ad una lezione che a breve potrebbe non esserci più garantita.

27/06/08

AVANZI A SINISTRA

~presenta~

"le strade sono di chi ama"
venerdì 27 giugno ore 21,30

☺Piazza delle Vettovaglie ZTL ☻
Zona Temporaneamente Liberata

Andrea Appino e Matteo Anelli
♪♫♪ in concerto ♫♪♫
►la voce degli Zen Circus e il contrabbasso dei Gatti Mezzi presentano insieme◄
►un repertorio inedito e non di folk visionario◄

Ad appena un mese dal suo insediamento, il nuovo sindaco Filipescu, in sintonia con il clima nazionale e sul modello di Domenici e Cofferati, ha rilanciato la campagna per la militarizzazione e la desertificazione degli spazi urbani. Convinti che la sicurezza sociale non si produca con la repressione ma con l’apertura e la partecipazione delle piazze, noi giovani del Network chiamiamo tutt* a vivere le nostre città come spazi di aggregazione e produzione culturale, anziché luoghi di paura ed insicurezza.
Costruiamo insieme ZTL per dare voce alla nostra opposizione a chiunque voglia fare lo sceriffo e per mostrare al nuovo sindaco che solo insieme possiamo vivere in sicurezza.

La sera di venerdì 27 giugno il neonato gruppo di Avanzi a Sinistra e i Giovani Comunisti/e “invadono” Piazza delle Vettovaglie con il concerto dell'insolito duo Andea Appino (voce degli Zen Circus) e Matteo Anelli (contrabbasso dei Gatti Mezzi). L'obiettivo è di creare nella Piazza un evento culturale e politico nell'ottica di una riqualificazione degli spazi che sia anche una riqualificazione del tempo libero, in risposta alla logica delle opposte fazioni perseguita dall'amministrazione comunale nella gestione della res publica.

Piazza delle Vettovaglie è da molti giorni oggetto di un grande interesse mediatico. La si dipinge come sito di scontri, violenze, spaccio e, più in generale, degrado. Sul banco degli imputati sono stati trascinati tra gli altri anche il lungarno Guadalongo, Piazza La Pera e l’area delle mura in via Nino Bixio – per limitarci al centro città. All’allarmismo mediatico ha fatto seguito l’intervento della nuova amministrazione comunale che ha provveduto a militarizzare l’area. Non vogliamo negare che la convivenza tra chi abita presso una piazza e chi la vive di giorno e di notte sia una convivenza spesso difficile: gli interessi degli abitanti raramente coincidono con quelli di chi frequenta i locali e fa della piazza un luogo di ritrovo e svago. Ci domandiamo però se e quanto siano efficaci gli ultimi interventi messi a punto dal Sindaco e dalla Giunta.

L’orientamento degli interventi è ispirato alla cosiddetta Carta di Parma, sottoscritta da ventuno sindaci tra i quali Cofferati, Domenici e il nostro Filipescu. La Carta trasforma gli interessi presunti di una parte della cittadinanza in questioni di ordine pubblico da affrontare a colpi di divieti, fermi e arresti. Così facendo si nega ai non residenti la possibilità di usufruire di uno spazio pubblico, quale è la piazza, intrinsecamente destinato all’incontro. Peggio: così facendo l’amministrazione non fa che inasprire lo scontro tra due parti anziché perseguire una risoluzione costruttiva del conflitto fra le visioni in causa.

Non vogliamo rischiare di passare per una sinistra buonista che pensa di risolvere tutto a suon di dialoghi. Pensiamo invece che, analizzando con cautela ciascuno dei problemi, sia possibile attuare delle iniziative politiche in grado di migliorare questa città. Se Piazza delle Vettovaglie resta, come da troppi anni, fuori dalle iniziative del giugno pisano, se questi luoghi di ritrovo del centro e gli spazi abbandonati delle periferie non si riempiono di proposte culturali, di uno svago che non sia solo fine a se stesso, il “problema del degrado” è sempre destinato a riproporsi. Una politica e un’amministrazione che dividono la cittadinanza in fazioni estremizzando i conflitti e cavalcandone l’onda, sono una politica e un’amministrazione a loro volta degradanti, sempre alla ricerca di un “nemico sociale” da colpire per guadagnare i voti della parte interessata.

D'altronde quest'amministrazione è guidata da un sindaco che dipinge i mendicanti nelle vie del centro come coloro che “danno un'immagine negativa della città”, e al suo fianco sta un'assessora che, a dispetto dei suoi vuoti propositi di solidarietà, non fa una grinza quando la si chiama “Cioni in gonnella”. Così, mentre si preoccupano del decoro e dell'immagine, non si accorgono di aver scambiato la politica con il marketing, perché come tutti sappiamo “l'immagine ha il solo scopo di presentare il prodotto”, prodotto della cui effettiva bontà sembrano incapaci di curarsi.

27/05/08

09/05/08

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SABATO 07 06 2008
DIFENDI REBELDIA, L'ALTRA CITTA' CHE R-ESISTE
MANIFESTAZIONE CITTADINA
Concentramento ore 17:30 Piazza Sant'Antonio - conclusione in Piazza Carrara
con concerto degli Assalti Frontali

Il nostro appello è rivolto a tutte e tutti coloro che credono e lavorano
quotidianamente perché un'altra città sia veramente possibile.
Il nostro appello è rivolto a tutte e tutti coloro che non sono disposti ad
accettare quella restrizione della democrazia e dei diritti, che nel nostro
paese e nella nostra città si vuole realizzare.
Il nostro appello è rivolto a tutte e tutti coloro che credono nella
partecipazione dal basso, nel quotidiano fare società, contro ogni guerra
globale permanente, contro il predominio del mercato, contro il razzismo,
contro la precarietà del lavoro e della vita, per il rispetto dell'equità
sociale, dei diritti e della salvaguardia ambientale.
Il nostro appello è rivolto a tutte e tutti coloro che in questi anni hanno
lavorato con il Progetto Rebeldìa, l'hanno intercettato, hanno partecipato
ad iniziative ed assemblee, fatto spettacoli e concerti, o sono
semplicemente venuti a trascorrere una serata .
L'amministrazione comunale di fatto vuole cancellare questa esperienza e in
più di un anno e mezzo non ha mai dato nessuna risposta alle nostre
richieste di integrazione nell'area di via Battisti per garantire la
continuità, l'unità, la stabilità ed il radicamento territoriale delle
nostre attività. Si tratta, dunque, di un problema di volontà politica, di
come si intende il concetto stesso di riqualificazione di un'area della
città, di decidere su quali progetti si vuole investire. In questi giorni,
inoltre, si sta cercando di provare a stringere il cerchio contro di noi e
ci è stata recapita una lettera da parte della Cpt proprietaria dell'area in
cui si richiede di lasciare immediatamente lo stabile: in caso contrario si
provvederà con ogni mezzo necessario alla liberazione della stessa.
Per questo abbiamo deciso di convocare una grande manifestazione cittadina
per il 7 giugno a difesa del Progetto Rebeldìa. Il Progetto Rebeldìa non è
solo una rete di 27 associazioni, non è solo uno spazio sociale per decine
di attività, un luogo di incontro e produzione politica e culturale per
centinaia di soggetti. Il Progetto Rebeldìa è una pratica quotidiana di
cittadinanza, uno spazio pubblico ed includente, un luogo prezioso in una
società che divide, marginalizza e mette in concorrenza. Il Progetto
Rebeldìa vive e lavora nel quartiere della stazione, e qui vogliamo essere
integrati, perchè pensiamo di essere un fattore di riqualificazione
fondamentale in un contesto sociale desertificato, in una zona di frontiera.
Questa manifestazione vuole essere una occasione per l'altra città che non
si piega alle speculazioni edilizie, al lavoro nero, alla repressione nei
confronti dei migranti, per prendere parola, per continuare un cammino.
Questa manifestazione vuole essere l'occasione perché oggi i movimenti e le
reti sociali diffuse in città mandino un messaggio chiaro alla nuova
amministrazione guidata dal sindaco Filippeschi che inneggia alla tolleranza
zero, allo sgombero dei campi rom, al restringimento degli spazi sociali,
alla precarietà ed alle esternalizzazioni dei servizi, alla trasformazione
delle grandi aree pubbliche in residenze di lusso per una Pisa a misura solo
di pochi.
Noi pensiamo ad un'altra città fatta di luoghi aperti e corpi liberi di
circolare, dove l'invisibile diventa visibile. E' questa la città che
vogliamo a fronte di una Pisa sempre più povera nella capacità di garantire
realmente l'accesso ai servizi, alla scuola, alla sanità, alla casa. Non
vogliamo una città in mano agli imprenditori e ai grandi proprietari
immobiliari, che rischia di vedere il suo territorio sempre più devastato.
Vogliamo invece una città che si sviluppa grazie alla partecipazione, una
città di tutte e tutti coloro che la abitano, a cui devono essere
riconosciuti uguali diritti nella sostanza oltre che nella forma. La città
che noi stiamo costruendo investe sull'incontrarsi e mescolarsi delle
differenze, capace di rispondere ai bisogni della sua multiforme
cittadinanza; una città generosa delle sue strade e delle sue piazze, dei
suoi mille edifici di proprietà pubblica da sottrarre alla speculazione e
all'incuria, capace di aprire le scuole e le università ai quartieri,
impedendo la costruzione di ghetti e l'innalzarsi di muri tra chi vi abita,
lavora, studia, vive. Una città che pensa il proprio futuro in cui sia
riconosciuto che lo sviluppo culturale e il fermento artistico, necessari
per la crescita sociale e civile di una città e dei suoi cittadini, hanno
bisogno di spazi per poter nascere, crescere e arricchirsi.
Difendere Rebeldìa e vincere la battaglia perché il Progetto rimanga in via
Battisti è l'occasione per tutte e tutti noi per iniziare a costruire questa
città che non c'è.
Difendere Rebeldìa oggi significa schierarsi dalla parte degli ultimi, di
chi non ha riconosciuti i propri diritti e viene sempre più criminalizzato o
marginalizzato nei luoghi di lavoro e per le strade.
La nostra proposta è quella di ripartire dalla manifestazione del 7 giugno
per costruire un'altra idea di città, ripartire da un lavoro nei quartieri a
cominciare da quello dello stazione moltiplicando esperienze come quelle del
Progetto Rebeldìa che lì è e lì pensiamo che debba rimanere.
E' ora di prendere la parola, è il momento di scendere in piazza,
E' il nostro tempo, è il tempo di difendere il Progetto Rebeldìa.

Promuove
Progetto Rebeldía: Acklab - Africa Insieme - Babilon-mediateca -
CiboliberoKC - Chicco di senape - Ciclofficina - Cinemaltrove - Cinematic-
Distretto di Economia Solidale - El Comedor Estudiantil Giordano Liva -
Emergency Pisa - Equilibri Precari - Gruppo d'Acquisto Solidale Pisano -
LIPU-Pisa - Ingegneria Senza Frontiere - Caffetteria Critica Machu Picchu -
Mezclar-Ambulatorio migranti - ¡Mosquito!- Osservatorio Antiproibizionista -
Laboratorio delle disobbedienze Rebeldía - Rebeldía Media Crew -
Rebeltheater - Scacchi Insorgenti - Gruppo TNT Lavoro non lavoro- Trinacria
Gio Family Underground Pisa

Per adesioni ed info:
rebeldia@inventati.org
www.rebeldia.net

06/05/08

CON I FASCISTI CITTA' SICURE DA MORIRE

Le città che hanno bisogno di maggior sicurezza ora possono contare su
ronde di guardie padane o su bande di picchiatori neofascisti per mettere in
riga omosessuali, migranti, ragazzi e ragazze dei centri sociali, ma anche
persone ʻnormaliʼ che mettono a repentaglio il decoro della città o che come

Nicola semplicemente si rifiutano di offrire una sigaretta ai loro aggressori.


A Verona, è così che un gruppo di naziskin ha ucciso per futili motivi un
giovane in pieno centro. Naziskin di buona famiglia, ragazzi per bene in un
nord-est produttivo e ordinato, in unʼItalia che si riscopre fascista.

Questo è uno dei prodotti del clima di odio, violenza, xenofobia che si è
instaurato in questi anni, non solo in Veneto ma in tutte le città italiane grazie
alla Lega, a Forza Nuova, a Fiamma Tricolore alle coperture del PDL e al
silenzio del PD. Migliaia di aggressioni, numerosi casi di accoltellamenti,
incendi a sedi di partito, agguati fuori da centri sociali, svariati omicidi come
quello di Dax a Milano o di Renato Biagetti a Roma.


Probabilmente e' questa l'idea di sicurezza che vogliono applicare e
legalizzare in questo paese le destre al governo se Gianfranco Fini riesce a
dichiarare, irrispetoso della vita spezzata di Nicola, che è più grave bruciare
una bandiera in piazza che uccidere di botte un ragazzo di 29 anni.


Presidieremo le città e gli spazi di democrazia e partecipazione per
difenderli da questi attacchi. Perché quello che è successo ci dice di quanto sia urgente costruire
l'opposizione a Berlusconi. Saremo antifascisti e antifasciste per
liberare questo paese dalla violenza della destra.

25/04/08

Opposizione Costituente

La sconfitta de “La Sinistra L’Arcobaleno”, e delle forze politiche della sinistra nel nostro paese, è netta e inequivocabile. La situazione che ci viene consegnata da questa tornata elettorale è inedita: della sinistra è cancellata la rappresentanza parlamentare, è seriamente messo in discussione l’insediamento sociale, ne sono disorientati gli uomini e le donne, gli attivisti e i militanti. Ogni prospettiva politica necessita quindi di una profonda riflessione e assunzione di responsabilità: da un lato è necessario comprendere le ragioni della sconfitta, dall’altro invece è indispensabile indagare i mutamenti profondi del quadro politico e delle forme della politica in questo paese.

Quello che esce dalle urne è infatti un paese profondamente mutato: l’assetto parlamentare non può non essere frutto di un vero e proprio smottamento sociale, di uno slittamento a destra che ha accompagnato le politiche neoliberiste degli ultimi decenni e la conseguente riduzione della politica a tecnica amministrativa e di governo. Il successo della politica della individualizzazione, della paura, del corporativismo, della competizione sociale è strabordante, e sommato alle nostre mancanze, riduce al 3,2% La Sinistra L’Arcobaleno e consegna la sconfitta al Pd di Veltroni. Ciò che ora sentiamo con più forza è la consapevolezza della drammatica insufficienza delle pratiche e dei tentativi che negli ultimi anni abbiamo portato avanti per preservare un nesso fra sociale e politico. Dove questo nesso continua a vivere nell’elaborazione aperta e non identitaria, come ad esempio nell’esperienza sociale di Action e dei municipi romani, rimane aperto lo spiraglio per la ricostruzione del significato della parola ‘sinistra’. Nel frattempo il paese scopre che molti degli operai sindacalizzati del nord hanno votato per la Lega: è lo stesso paese che li ha ignorati quando con la cieca politica economica del governo Prodi ogni redistribuzione è stata negata, ogni possibilità di politiche d’alternativa cancellata a priori. In un deserto di prospettiva così eclatante ciò che travolge la dimensione collettiva e politica del corpo sociale è la chiusura nella dimensione territoriale, la scorciatoia della competizione violenta contro ogni diversità, il giustizialismo, la sfiducia nella politica come motore del cambiamento.
Di questo La Sinistra L’Arcobaleno, e Rifondazione Comunista, hanno pagato lo scotto e probabilmente ne hanno sottovalutato la potenza e la spirale: l’inefficacia della sinistra si tramuta immediatamente nella sua riduzione a pura rappresentazione, nel peggiore dei casi identitaria, che mima e contemporaneamente dimentica l’intrapresa materiale di percorsi di liberazione collettivi. Per questa via anche la sovranità, la forma partito novecentesca, il significato del ‘fare politica’, il rapporto tra esecutivo e parlamento, la grande questione della rappresentanza: tutto è oggi diverso e mutato, frammentato, ridotto a rivolo nel grande fiume di una campagna elettorale che ha segnato un passaggio profondo, storico e di senso.
In questa temperie una parte delle nostre responsabilità va riconosciuta nell’insufficienza del nostro progetto di trasformazione: un’insufficienza teorica e pratica che oggi impone a tutti l’apertura di un grande dibattito nel paese, nei partiti, nelle organizzazioni sociali, nei tanti territori e movimenti che della sinistra alternativa sono e continueranno ad essere l’ossatura. Le responsabilità del gruppo dirigente del partito sono grandi e vanno giustamente riconosciute a tutto campo nella loro dimensione collettiva: nei ruoli di direzione nel partito, in quelli nel governo e nel parlamento. Il congresso di Rifondazione Comunista, che giustamente è stato immediatamente convocato, deve essere uno dei tanti luoghi dove questo dibattito potrà vivere, anche alimentandosi di ciò che intorno e fuori di noi continua a proporci punti di vista, sperimentazioni ed esperienze significative. Il profondo rinnovamento dei gruppi dirigenti, la loro composizione su processi decisionali chiari, democratici e partecipati è un patrimonio da cui ripartire, importante per l’intera sinistra italiana.
Eppure nel rivedere tutti i passi che fin qui abbiamo compiuto, gli errori e le scelte invece giuste, ciò che non vogliamo perdere è il bagaglio di cultura politica che abbiamo costruito da Genova 2001 fino allo scorso congresso di Venezia. La cessione di sovranità, la critica del potere, la contaminazione con i movimenti, la sperimentazione di pratiche orizzontali, il ‘fare società’, tutto ciò che ha sempre permesso ai Giovani Comunisti, e anche alla stessa Rifondazione, di non rinchiudersi in nessun recinto ideologico, di non pensarsi anacronisticamente come luogo della sola sintesi possibile, e di essere quindi una soggettività aperta e innervata di politica vissuta. Ripartire dai Giovani Comunisti è quindi per noi fondamentale per delineare il profilo della sinistra che verrà. Profilo che è sicuramente mancato a ‘La Sinistra L’Arcobaleno’, fin dalle modalità della sua costruzione: ogni ipotesi federativa e di partito unico, che quindi ha come presupposto la confluenza di diversi partiti, è per noi superata dallo stato dei fatti, dall’indisponibilità delle altre forze politiche organizzate, come il Pdci e i Verdi, a mettersi in discussione e partecipare ad un percorso innovativo di riforma delle politica. Oggi quello che è in gioco è però non solo la rappresentanza politica della sinistra ma la sua ragione d’essere, il suo significato profondo, iscritto nella possibilità reale di cambiare il mondo. E’ a partire da qui che guardiamo alla rimessa in campo della nostra soggettività politica: la sinistra italiana deve rinascere e disegnare il suo profilo nella costruzione dell’opposizione alle politiche di una destra sempre più regressiva, autoritaria e populista. L’opposizione deve essere in questo senso costituente: costituente dello spazio pubblico d’alterativa, unico luogo in cui può nascere una sinistra in Italia.
Abbiamo l’ambizione di costruire un soggetto della sinistra che non si fondi semplicemente sull’accordo tra gruppi dirigenti e strutture organizzate, ma che si fondi invece sulla libera partecipazione dei singoli e delle singole ad un processo costituente, che abbia la sua centralità nel territorio e nell’analisi e nella conoscenza delle profonde trasformazioni che lo hanno attraversato.
Avviamo quindi una ricerca da far vivere in spazi pubblici di discussione e di iniziativa politica, fuori e dentro l’organizzazione, nelle decine di “network giovani” territoriali, nelle tante case della sinistra che abbiamo autogestito in questa campagna elettorale.
Una ricerca che non può essere separata dall’attualità politica e sociale di questo paese governato saldamente dalle destre, forti come non mai di un consenso popolare cresciuto anche sulle ceneri della sinistra, della sua inadeguatezza a rispondere alla quotidiana paura e precarietà delle esistenze.
Non vogliamo perdere un minuto di più per costruire un’opposizione sociale costituente della nuova sinistra. Opposizione che indica senza tentennamenti la strada del conflitto e quella della contaminazione, quella dell’innovazione delle forme organizzate della politica e quella del radicamento sociale.


Giovani Comuniste/i - Esecutivo Nazionale

11/03/08

network giovani pisa

07/03/08

02/03/08


PD-PDL: solo una lettera li divide!
"Il Par tito Democr atico è come la mor te per annegamento: una sensazione mer avigliosa,
dopo che smetti di lottare. Lo slogan delle primarie er a perfetto, ricordate?
'Vogliamo la tua testa.' Eh... il culo se lo sono già preso altri."
(Daniele Luttazzi)
Il Partito Democratico non ci piace. Crediamo che rappresenti uno storico cedimento culturale nella politica italiana. Basta ascoltare
gli interventi del leader Walter Veltroni per sperimentare la vuotezza e il populismo della campagna elettorale appena cominciata.
Per quale motivo il candidato premier utilizza così spesso l'aggettivo "giovane"? Forse perché pensa che per farsi votare dai cittadini
sfiduciati dalla politica, sia sufficiente presentarsi come una novità e offrire un contenitore di freschezza.
Ma quello che interessa a noi non è il contenitore, bensì il contenuto.
La svolta al centro è evidente, nei contenuti del programma, nei modi della campagna elettorale e nella visione stessa della politica: il
PD propone solo giovani rampanti e pieni di ambizioni, le cui energie non saranno orientate al miglioramento, bensì alla fredda
amministrazione dell'esistente.
PD e PDL (i nomi sono rivelatori!) puntano nella stessa direzione: riformare il sistema politico italiano secondo il modello statunitense.
Come se la democrazia, noi europei che l'abbiamo inventata, dovessimo impararla da chi la esporta a forza di bombe.
Invitiamo tutti a rifiutare il programma unico PD-PDL e a votare, alle prossime elezioni, il PAD, Par tito Anti-Democr atico. Non
per opporsi alla democrazia, ma perché la democrazia reale non può essere la scelta tra zuppa e pan bagnato.
Gr ande assente, la Laicità
Non una volta in tutto il programma compare la parola laicità, in una qualsiasi forma o declinazione. Evidentemente, nonostante il
momento abbastanza “caldo” su questo fronte, il tema non interessa. Scorrendo il testo si incontrano argomenti di forte portata
etica: l'applicazione della 194, il testamento biologico, il riconoscimento dei diritti delle coppie stabilmente conviventi. Troppo poco,
comunque, per un partito che da una parte si allea con i Radicali, ma dall'altra candida la Binetti! E così, chi si aspettava una presa
di posizione chiara contro l'intromissione della Chiesa nella sfera politica, resta deluso e sconcertato.
Stato (a)sociale: due esempi per tutti
Lavor o: tralasciamo il fatto che il partito che Antonio Boccuzzi (il sopravvissuto della ThyssenKrupp) chiama “dei lavoratori” non
preveda nemmeno un paragrafo esplicitamente dedicato al tema del lavoro. Preoccupiamoci, piuttosto, delle poche proposte chiare e
concrete. Ad esempio, l'obiettivo è aiutare i giovani ad entrare stabilmente nel mondo del lavoro?! Allunghiamo i tempi del periodo di
prova! (ma, come dice l'art. 2096 del Codice Civile, ”Durante il periodo di prova ciascuna delle parti può recedere dal contratto,
senza obbligo di preavviso o d'indennità.”)
Sanità: lo slogan è terrificante! “Più imprenditorialità, meno intrusioni della politica”. Sembra che sia la privatizzazione (anche se
non lo si dice esplicitamente, il fine è chiaro) l'unica soluzione per clientele e corruzioni (come se nessuno sapesse che il fanalino di
coda del Servizio Sanitario Nazionale, la Sicilia, ha una quota spropositata di case di cura private, mentre regioni come la Toscana e
l'Emilia Romagna forniscono servizi più efficienti e meno costosi attraverso le proprie strutture pubbliche!)
Scuola e Univer sità: un progr amma degno della destr a!
Per rilanciare la scuola si punta sulle "capacità manageriali dei loro dirigenti", sull'autonomia (in barba ad ogni principio egualitario),
sulle materie in lingua inglese (dimenticando che in alcune zone quasi non si parla italiano).
Peggio che mai se passiamo al fronte uni ver sità: ci si continua a sciacquare la bocca con la parola "eccellenza" (tanto cara all'ex-
ministro Moratti), da perseguire tramite una "riduzione del numero di sedi universitarie e promozione della loro specializzazione in
poche discipline". Peccato che per raggiungere l'ambizioso obiettivo ci si affidi ad "autonomia" e "concorrenza" (neanche si parlasse
di un bene di mercato), ovvero proprio alle cause prime della proliferazione di sedi e corsi universitari!
E per finire, una visione del diritto allo studio che vorremmo definire solo carente... invece qualcosa c'è: un approccio
tipicamente conservatore! Basti pensare alla liberalizzazione della tassazione universitaria, da accompagnare con la promozione del
prestito d'onore (traduzione: coprirsi di debiti per poter studiare!).

27/02/08


mercoledì 27 febbraio 2008 ore 22.30
Borderline Club
PISA

Festa anticlericale
organizzata da Uaar, Fgci e GC di Pisa

13/02/08


Il blitz della polizia al Policlinico II di Napoli, avvenuto poco dopo un aborto terapeutico, nel suo binomio potere-corpo ci ricorda l'obbiettivo che sta alla base di tutte le campagne anti-abortiste. L'agghiacciante visione in un sol luogo delle forze dell'ordine e del corpo materno, il più materiale in quanto mater-no nell'atto della sua riproduzione, ci fa capire quanto poco i discorsi di questi risorti neo-conservatori (o neo-guelfi) abbiano a che fare effettivamente con lo sbandierato diritto alla vita, sia che si facciano avanti nella forma di buffonate quali la moratoria sull'aborto sia nei modi più professionali della lettera dei ginecologi, quanto piuttosto con il potere della donna sul suo corpo, quindi più generalmente con il potere di ognuno di noi sui nostri corpi e sulle nostre vite.
Ma perché si è scelto proprio il diritto alla vita ed in quali modi si presta alla loro agenda politica?

Prima di tutto il diritto alla vita si presta ad una strumentalizzazione facilissima, in quanto laico, aconfessionale, e naturalmente vago nel suo statuto di diritto e nei termini che fa ruotare intorno a sé quali lo stesso concetto di vitae quello di individuo. Questa vaghezza l'abbiamo, purtroppo, riscontrata nelle numerose occasioni in cui vari diritti sono stati messi in mora per esigenze di sicurezza nazionale dal National Security Act alle carceri di Abu Grahib e Guantanamo. Di conseguenza si presta come un versatile strumento, propugnabile da qualsiasi retorica, oltre che dotato di un'autorità, giustamente, più che riconosciuta.

Ma vi è anche un uso del tutto particolare su questo diritto che possiamo riscontrare nell'insistenza della sua difesa, alla lettera, che ne viene fatta.

Nella difesa ad oltranza della vita, oltre ogni condizione, ritroviamo, infatti, un dovere alla vita e non più un diritto. La vita deve essere vissuta ed accettata indipendentemente dalla sua qualità è il messaggio che si vuole far passare nel momento in cui le dinamiche sociali portano, non solo quella che viene sbandierata come una perdita di senso, ma anche crescenti difficoltà economiche ed esistenziali. Il soggetto, del potere, si deve abituare in questo modo, alla crescente mancanza di libertà, di progetti e di garanzie sociali da barattare invece per la sicurezza, cioè per la difesa della sua vita, massimo valore possibile anche qualora sia privata di ogni dignità.

Un secondo elemento che si può ravvisare nell'attacco neo-conservatore è quello di una colpevolizzazione del cittadino esercitante le sue libertà. Le donne, nell'esercizio della padronanza del loro corpo, diventano così assassine davanti ad un soggetto che invece, adeguandosi alla lettera del diritto, è totalmente innocente. Da questa innocenza, presupposta, ogni attacco riversa l'altro nella posizione del carnefice in modo tale da rendere ogni istanza di cambiamento rivolta a questo unico ordine possibile, della sacralità della lettera, da contrastare e sopprimere in quanto colpevole.

Il principio d'azione che soggiace a queste retoriche è quindi ancora una volta il solito controllare il corpo per controllare l'anima. Il corpo viene così, in nome di principi e diritti, castrato nelle sue possibilità di scelta e di conseguenza nelle sue capacità di poter dar origine a modi di vita che siano radicalmente nuovi e significativi politicamente nella loro capacità di incisione effettiva sugli equilibri delle realtà sociali.

11/02/08

Comunali di Pisa: La Sinistra - l'Arcobaleno presenta il programma

Noi de La Sinistra – l'Arcobaleno abbiamo concluso i lavori di stesura del programma per la città in vista delle prossime elezioni. Per il lavoro fatto intendiamo innanzitutto ringraziare tutti quei cittadini che a nome di tante associazioni o a titolo personale hanno partecipato ai tavoli programmatici: insieme a loro daremo vita ad una ampia consultazione con tutta la città nei prossimi giorni.

Il programma riafferma i valori che devono essere alla base del governo democratico della città e ne sviluppa i contenuti, mettendo "il cittadino" al centro dell'attenzione.

Il lavoro stabile e sicuro è la nostra priorità assoluta: la valorizzazione del lavoro dovrà rappresentare il criterio guida delle scelte programmatiche e gestionali del comune, indirizzate all'interesse della collettività e non di pochi soggetti.

Noi pensiamo a Pisa come città europea dell'innovazione; pensiamo alla cultura come grande potenzialità produttiva; pensiamo al turismo sociale, al turismo naturalistico, al Parco, come risorse da favorire, da valorizzare e difendere; pensiamo debba essere ricostruito un rapporto virtuoso tra produzione e distribuzione per una necessaria riqualificazione del tessuto commerciale a vantaggio di una qualità controllata dai consumatori; pensiamo ad una crescita dei servizi, ben integrata con il sistema produttivo; pensiamo ad un rafforzamento del Polo Universitario.

Il nostro progetto sociale pensa alla politica per la casa; a politiche per la salute più attente ai bisogni dei cittadini e più controllate dagli enti locali, superando le separatezze tra assistenza ospedaliera ed assistenza territoriale; pensa a processi d'inclusione per sconfiggere le insicurezze, per superare situazioni di disagio e di conflitti, come quelle che esistono in città; pensa ai bambini; ai servizi di promozione della salute pubblica delle donne, come i consultori; vuole battere la solitudine e sostenere le persone anziane in difficoltà; pensa ad una politica positiva di integrazione dei migranti; le barriere architettoniche non devono più essere un limite all'accessibilità della città..

Nel nostro programma la conservazione del territorio costituisce un elemento imprescindibile di promozione economica e le sue condizioni devono avere un riflesso diretto e determinante sulla qualità della vita di cittadini.

Condividiamo nella sostanza i contenuti del piano strategico intercomunale, coerente con questa nostra impostazione, e lo abbiamo assunto come riferimento per le nostre proposte.

Sappiamo che l'attuale amministrazione ha messo in moto un vasto progetto di trasformazione della città attraverso grandi opere; rispetto a queste, la sostenibilità ambientale, la qualità, il contenimento dei consumi energetici devono essere i presupposti per la loro realizzazione. Pensiamo si debba saper distinguere tra le occasioni di sviluppo duraturo e proposte di sviluppo effimero volte al fabbisogno di pochi. Diciamo basta all'urbanistica contrattata; pensiamo ad una urbanistica partecipata.

La politica della gestione dei rifiuti deve subire un cambiamento di prospettiva: sostituire una gestione basata sullo smaltimento finale con una gestione basata sulla riduzione dei rifiuti alla fonte, il riuso ed il riciclo dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata porta a porta.

La questione della mobilità costituisce una chiave di volta per il miglioramento della qualità della vita; pensiamo si debba ridurre la mobilità forzata e organizzare una buona "mobilità gentile"( mezzo pubblico, bicicletta, pedonale ), con mezzi pubblici efficaci e convenienti.

E' tempo di fare chiarezza sui sistemi di collegamento di tipo metropolitano e realizzare, dopo le opportune verifiche, quella viabilità esterna da tempo in discussione.

La base di Camp Darby deve essere riconvertita ad usi civili

La Sinistra – l'Arcobaleno è quindi pronta ad avviare il confronto con il Partito Democratico e gli altri partiti di centro-sinistra per la costruzione di una solida coalizione amministrativa capace di dare governabilità e progresso alla città, su basi programmatiche condivise. Le elezioni politiche anticipate, con grande probabilità collegate a quelle amministrative per il prossimi 13 aprile,chiedono a tutti una accelerazione dei processi. L'auspicio è che il confronto possa concludersi in tempo utile per lo svolgimento, in caso di esito positivo, delle primarie di coalizione.

L'unità della sinistra che stiamo costruendo a Pisa è un fatto politico importante e nuovo, più profondo ed ambizioso del semplice cartello elettorale. La scelta nazionale del PD di correre da solo alle elezioni politiche ( scelta da noi non condivisa e pericolosa per il futuro della nostra società ) non chiude le prospettive di una larga coalizione di centro sinistra alle elezioni comunali. Noi lavoriamo per questa soluzione. Ci presenteremo uniti al confronto politico- amministrativo in coerenza con le scelte che le nostre organizzazioni stanno facendo a livello nazionale.

05/02/08


Torna la crociata contro la legge 194
Scritto da Sonia Previato

e Veltroni strizza l’occhio…


La campagna della Chiesa e della destra contro il diritto all’aborto torna più vigorosa che mai. Giuliano Ferrara ha avuto il pregio di parlar chiaro: chiede una moratoria sull’aborto in difesa della vita umana come quella varata dall’Onu sulla pena di morte. Di fatto ha paragonato le donne che esercitano un loro diritto sul loro corpo e sul loro futuro ai boia di Stato.

Il Papa ha subito fatto sentire la sua voce auspicando un “dibattito politico sul carattere sacro della vita umana” e richiamando tutti noi a un “uso morale della scienza”.

È evidente la provocazione. Sarebbe stato possibile archiviare la questione come una simpatica forma di folklore medioevale, che ancora resiste in Italia, ma le cose non sono così semplici. Sandro Bondi di Forza Italia ha subito presentato alla Camera una mozione nella quale si chiedono sostanziali modifiche alla Legge 194/78 che tutela il diritto all’aborto: fissare il limite massimo per l’aborto terapeutico a 22 settimane, obbligare le Regioni a informare sul numero di colloqui per abortire e sui bambini nati vivi in aborti tardivi, rendere obbligatoria la verifica di malformazioni e anomalie del feto anche dopo l’aborto. In sostanza uno stravolgimento della legge e una vergognosa umiliazione per le donne che chiedono di abortire.

Anche nel centrosinistra si vuole cogliere l’opportunità di “aprire un dibattito”. La Binetti e il suo gruppo di fondamentalisti cattolici ha già dichiarato di votare la mozione Bondi; Veltroni si rende disponibile a un dialogo con Bondi e Ferrara sull’argomento e dichiara “non mi spaventa una discussione che tenga a rafforzare gli aspetti di prevenzione, perchè l’aborto non è un diritto assoluto, ma è sempre un dramma da contrastare e prevenire”. Che abortire sia un dramma da prevenire non abbiamo bisogno di Veltroni per saperlo e del resto c’è anche scritto sulla legge 194; che l’aborto non sia una diritto assoluto, questa è un’interessante interpretazione dei diritti delle donne, in netta contrapposizione con quanto milioni di donne hanno rivedicato e ottenuto attraverso lotte e vicende drammatiche.

Oggi l’attacco alla 194 si chiama “rafforzamento della prevenzione”. Fetente ipocrisia.

L’unico modo per garantire una vera prevenzione è il potenziamento dei consultori familiari sul territorio e la diffusione nelle scuole di lezioni di educazione sessuale promosse dai consultori stessi, cioè invertire la politica, seguita finora da tutti i governi e dalle Regioni, di tagli ai finanziamenti alla sanità pubblica territoriale.

La legge 34/96 prevede un consultorio ogni 20mila abitanti, nel 2003 ce n’erano 0,8 e nel 2005 questo rapporto era sceso a 0,71, in tutto 2063 strutture, che significa un consultorio e mezzo ogni 10mila donne fra i 15 e i 49 anni.

La Lombardia guida le regioni dove ci sono state maggiori chiusure di consultori: si è passati da 346 a 179 consultori pubblici, in compenso Formigoni ha trovato i soldi per finanziare il Cav (Centro di aiuto alla vita) dell’ospedale Mangiagalli e per la legge che garantisce la sepoltura dei feti.

Nonostante tutto i consultori restano punti di riferimento fondamentali per le donne.

Bondi strumentalmente sostiene che le Regioni devono rendere conto sull’andamento degli aborti, ma in realtà già la legge 194 stessa prevedeva strumenti di verifica, tale per cui ogni anno il Sistema di sorveglianza epidemiologico della Interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) gestito dall’Istituto Superiore della Sanità (Iss) e dal Ministero della Salute, insieme all’Istat e alle Regioni fornisce dati molto dettagliati che vengono presentati annualmente al Parlamento dal Ministero della Salute.

In questi dati si evince che il 35,7% dei certificati per le Ivg vengono rilasciati dai consultori, che rappresentano, rispetto ai consultori privati o al medico di famiglia, la struttura privilegiata. Questo perchè nonostante le difficoltà a garantire un servizio complessivo di sostegno alle donne sul piano medico, ma anche psicologico, tali strutture vengono viste come libere e slegate dai legami familiari, con personale competente di cui, in momenti difficili, si può avere fiducia.

C’è poi un’altra ragione: l’impennata di accessi a queste strutture da parte di donne immigrate. Il 49,6% dei certificati per le Ivg a donne straniere viene rilasciato dai consultori.

Per queste donne il consultorio è una sorta di porto sicuro, molte di loro sono clandestine, non hanno famiglia e se ce l’hanno, spesso è bene per loro allontanarsene per difendere la propria salute.

Certamente la riduzione dei consultori colpisce in modo particolare le giovani donne immigrate. Sempre secondo i dati del suddetto sistema di sorveglianza, il tasso di abortività su mille italiane con una età compresa fra i 18 e i 24 anni è dell’11,2 (in calo rispetto agli anni precedenti), lo stesso tasso per la stessa fascia di età su mille straniere è del 56,1 (in netto aumento).

Le stesse cifre assolute dell’andamento delle Ivg segnalano questo processo. Gli aborti in totale sono in netto calo, nel 2005 ne sono registrati 132.790 (un calo del 7,2% rispetto all’anno precedente e del 44,6 rispetto al 1982), e anche nel 2006 sono calati di un altro 2,1%. Calano però le Ivg delle donne italiane, ma aumentano vertiginosamente quelle delle donne straniere, nel 2005 sono state praticate 37.973 Ivg, il 29,6% del totale, nel 1998 erano 13.914: in sette anni sono quindi quasi triplicate.

Questo significa che i consultori, nonostante tutto e grazie alla forte spinta motivazionale dei loro operatori, hanno svolto un ruolo importante di prevenzione, ma di fronte alla problematica dell’immigrazione, per poter assolvere ai propri compiti hanno bisogno di finanziamenti pubblici, nuovo personale medico e di mediatori culturali e linguistici.

Parlare di prevenzione a prescindere dalla realtà concreta è del tutto fuorviante, così come parlare di tutela degli immigrati, politiche per l’integrazione o battaglie contro l’oscurantismo religioso o familiare, senza investire nella sanità pubblica è analogamente ipocrita.

L’altro nuovo cavallo di battaglia della destra sono gli aborti tardivi, nei quali il feto, grazie al recente sviluppo scientifico, potrebbe sopravvivere anche a poche settimane di vita. Con l’aborto terapeutico si opererebbero pertanto veri e propri omicidio. E ci risiamo.

Innanzitutto la 194 stabilisce l’interruzione volontaria a 90 giorni e a questa età nessuno si sogna di affermare, per ora, che il feto possa sopravvivere. Va chiarito che dopo i 90 giorni l’interruzione volontaria non si può più fare. La legge 194 parla di aborto terapeutico solo in caso di malformazioni accertate nel feto o di complicanze che possano ledere la salute della donna o del feto. In questi casi la donna, previo parere del medico, può ricorrere all’aborto terapeutico. In questo caso non c’è un termine, ma è ovvio che sia così, visto che dipende da molti fattori, non da ultimo dal medico che ha in cura la donna, dalle sue condizioni di salute, ecc.

Ma vediamo ancora i dati concreti del sistema di sorveglianza. Le Ivg entro i 90 giorni sono il 97,3% del totale degli aborti. Gli aborti fra la 13esima e la 20esima settimana sono il 2% e quelli praticati oltre la 21esima settimana sono lo 0,7%.

Verificando concretamente la dimensione del problema si può cogliere il carattere del tutto strumentale di questo attacco e la gravità di quanti, pur conoscendo queste cifre, prestano attenzione e danno credito alle sparate della destra e della Chiesa.

D’altra parte fin dalla promulgazione della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita nella quale si è introdotta l’esistenza dell’embrione quale soggetto giuridico autonomo dalla donna, era evidente che quello sarebbe diventato il grimaldello per allargare sempre di più la breccia. Formigoni ha già varato le linee guida pr l’applicazione della 194, mettendo un tetto a 22,3 settimane per l’aborto terapeutico e a Milano due ospedali hanno fissato un tetto a 22 settimane. Ora viene messo in discussione il diritto all’aborto terapeutico, il prossimo passo sarà il diritto all’aborto tout court, che come ci ha spiegato Veltroni non è un diritto assoluto.

A fare il controcanto a Bondi e alla sua corte, c’è un intero schieramento di ginecologi che soffre e si dimena all’idea di uccidere questi poveri feti. Ci piacerrebbe conoscere questi numerosi ginecologi sofferenti. A quanto risulta dalle statistiche il 58,7% di loro sono obiettori, cioè non praticano aborti. Curiosamente, questo dell’obiezione, è il dato che il sistema di sorveglianza fa più fatica a raccogliere. Diciamo però che nel nord l’obiezione è al 63,1%, al centro del 70% al Sud del 50%. Ci sono interi ospedali che non praticano Ivg, in tutta Genova c’è un solo ginecologo non obiettore con un bacino d’utenza di quasi mezza Liguria.

Questo comportamento vergognoso allunga i tempi di attesa, costringe molte donne a riunciare ad esercitare un proprio diritto ed è nei fatti lo strumento attraverso il quale lo si rende inesistente perchè non esigibile.

I signoroni con il camice bianco dicono che soffrono, però non li abbiamo sentiti piangere quando prima della 194 ogni anno morivano di aborto illegale oltre 20mila donne sotto i ferri delle mammane, così come non piangevano quando chi se lo poteva permettere si recava presso le loro cliniche private a sborsare le milionate pur di abortire.

Certo, non ci sono responsabilità individuali che si tramandano solo perchè si è dottori, ma i dottori hanno un grande potere che deriva loro dalla conoscenza e nella misura in cui questo potere viene usato per umiliare e predeterminare una parte di genere umano è sufficiente per mettere sul banco degli imputati una bella fetta della categoria.

La mozione Bondi, essendo caduto il governo, è stata per ora messa nel cassetto, ma i diritti lesi restano, perchè a livello territoriale i consultori si impoveriscono e pezzo per pezzo le conquiste delle donne vengono meno.

Non possiamo pensare di invertire questo processo con iniziative rituali. Il movimento Uscimo dal silenzio ha avuto un ruolo nel 2006 portando in piazza centinaia di migliaia di donne, ma si è poi chiuso in se stesso, vittima della diplomazia verso il centrosinistra. Per tornare a strappare terreno all’avversario bisogna invece rompere ogni diplomazia e partire dalla cruda realtà, dai luoghi di lavoro, di studio, dalla condizione delle immigrate e degli immigrati e rivendicare non solo il rispetto della 194 e la tutela della salute della donna, ma un vero stato sociale pubblico laico e garantito a tutte e a tutti.

04/02/08

Nella notte fra il 12 e il 13 gennaio nel campo nomadi di Coltano a Marina di Pisa è scoppiata una rissa tra kosovari e macedoni. La grave vicenda ha portato a perquisizioni ordinate dalla Procura e arresti, fermando in tempo l'escalation di violenza tra i due gruppi in lotta tra loro.
Il campo teatro della vicenda fa parte del programma di accoglienza e integrazione sociale del Comune di Pisa "Le Città sottili", finalizzato al superamento dei campi nomadi. Il Progetto è l'unico esempio in Italia di inclusione sociale delle famiglie rom, e ha portato a risultati di integrazione veramente incoraggianti. La sua unica pecca è anzi, a nostro avviso, il numero limitato persone che include. Dovrebbe infatti essere ampliato e strutturato in modo da poter accogliere l'intera comunità rom presente sul territorio.
Durante le perquisizioni della polizia alcuni Rom sono stati trovati in possesso di armi ed esplosivi. A seguito della vicenda, 94 persone di cui 49 bambini dovranno uscire dal programma “le città sottili” come ha dichiarato l’assessore alle politiche sociali e presidente della Società della salute di Pisa Carlo Macaluso.
Questa vicenda ha scatenato polemiche e inutili strumentalizzazioni ad opera della destra cittadina, che agita il trito quanto demagogico spauracchio dell'invasione rom, e attiribuisce la responsabilità della vicenda all'intero gruppo etnico piuttosto che ai singoli responsabili.
Durante l'accesa discussione in Consiglio Comunale, Azione Giovani ha tentato di distribuire dei volantini razzisti sotto le Logge dei Banchi, tentando di cavalcare ancora una volta la campagna di allarmismo scatenata contro i Rom. Il tentativo è stato contestato duramente da numerosi antifascisti immediatamente intervenuti sul posto.
Lo stesso sindaco Fontanelli non ha potuto che difendere in Consiglio Comunale il Progetto Città Sottili, ammettendo che l'unica strada per affrontare la questione Rom e' quella dell'inclusione sociale.
Come scrivono le associazioni Africa Insieme, Mezclar e il Laboratorio delle Disobbedienze Rebeldia in un comunicato "se un insegnamento si può trarre da questa brutta vicenda, è che l'ordine pubblico si garantisce perseguendo individualmente i responsabili di reati. Esattamente quel che accaduto in questi giorni. Si sono ricercati gli autori dei reati, assicurandoli alla Magistratura per il relativo accertamento dei fatti: non si sono sgomberati indiscriminatamente i campi nomadi, non si sono criminalizzate intere comunità. (...) Sparare nel mucchio, confondere gli autori dei reati con un intero gruppo etnico, non è solo discriminatorio: è anche un pessimo servizio che rendiamo alla sicurezza di tutti."
Durante l'accesa discussione in Consiglio Comunale, Azione Giovani ha tentato di distribuire dei volantini razzisti sotto le Logge dei Banchi, tentando di cavalcare ancora una volta la campagna di allarmismo scatenata contro i Rom. Il tentativo è stato contestato duramente da numerosi antifascisti immediatamente intervenuti.
In questi mesi i proclami e le campagne posti in essere da Azione Giovani e Alleanza Nazionale in città sfiorano il limite posto dalla decenza, a causa dell'inutile allarmismo xenofobo e delle notizie falsate che pericolosamente vengono diffuse, rischiando di creare in città un inutile clima di paura e intolleranza.